Trimestrale di cultura civile

Urbanizzazione: il vero soggetto che crea

  • GEN 2022
  • Alexandre A. Ferraro

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Da São Paulo il racconto di un’esperienza alternativa nel modo di costruire dal basso realtà abitative. Periferie che prendono vita. Quartieri che nascono come luoghi di vita comunitaria. Perché sono i volti delle comunità a farsi architrave di uno sviluppo responsabile. Si tratta di un metodo che risponde a bisogni concreti. Un darsi da fare perché “stanchi delle promesse mai mantenute dai governi municipale, statale e federale”. Storia di un cambiamento necessario promosso dall’ATST, l’Associazione dei Lavoratori Senza Terra.

In questo momento in cui si ripensano gli spazi urbani, sorge la domanda su come la comunità – le persone che saranno concretamente colpite – possano collaborare e avere una voce efficace in questo processo. Forse potrebbe essere utile guardare a un’esperienza brasiliana.

Dal 1986, l’Associazione dei Lavoratori Senza Terra (ATST) opera nello Stato di São Paulo, Brasile, nella lotta per case e quartieri per la popolazione a basso reddito. La parola lotta è adeguata, poiché gli ostacoli che un’organizzazione popolare deve affrontare sono giganteschi.

All’inizio della sua storia c’erano i “movimenti di case”, cioè i gruppi che rivendicavano i propri diritti a migliori condizioni abitative, presso i governi municipale, statale e federale, ricorrendo a manifestazioni in piazza. Stanchi delle promesse, cominciarono a pensare ad alternative e a discutere la possibilità di acquistare il terreno collettivamente, lasciando a ciascuna famiglia la responsabilità della costruzione. Così, si è passati dalla richiesta allo Stato di risolvere i problemi all’autogestione, all’aiuto comunitario per rispondere alle stesse sfide.

Nel corso dei decenni si è sviluppato un metodo empirico. Si va dall’organizzare gruppi per l’acquisto del terreno alla discussione del progetto urbano nel suo insieme, non limitandosi a conquistare lotti per ogni famiglia, ma anche garantendo spazi collettivi per la realizzazione di strutture sociali, aree ricreative e conservazione dell’ambiente.

Quando un terreno è acquistato, si controlla quanti lotti rientrano nell’area e si divide il valore del terreno per il numero di lotti. La negoziazione dell’acquisto è sotto la responsabilità del coordinamento generale di ATST, formato da una commissione che si occupa di questioni specifiche nell’area acquistata. I membri di ogni commissione sono persone della propria area (futuro quartiere), che sono disposte a lavorare volontariamente. L’acquisto di un terreno è proprietà indivisa di tutti i partecipanti a quell’area. I lotti sono distribuiti mediante estrazione a sorte.

Ogni area in costruzione ha un tecnico che guida le persone, oltre a controllare se i lavori sono conformi al piano urbanistico generale, garantendo così la sicurezza delle costruzioni e l’approvazione finale del governo. Tutte le spese colettive nell’area sono coperte dai suoi residenti.

I partecipanti di un’area si incontrano mensilmente con l’obiettivo di cercare soluzioni comuni a problemi che si presentano o a questioni di portata generale nell’area. All’inizio potrebbero esserci problemi legati alle infrastrutture urbane, ai trasporti pubblici, alla posta, ecc. Ci sono poi più problemi legati alla convivenza, alla sicurezza, alle attività sociali e alla rivitalizzazione.

Questa forma ha obbligato le autorità pubbliche a riconoscere e creare una legislazione con benefici specifici per condomini sociali, che non esistevano nei precedenti piani di urbanizzazione del governo.

In collaborazione con il governo dello Stato di São Paulo, che garantisce le infrastrutture basiche di questi condomini, sono già stati creati 32 nuovi quartieri, che servono 25.000 famiglie nella capitale e più di 10.000 famiglie all’interno dello Stato. Più di 100.000 persone sono già state beneficiate. I suoi progetti comprendono, oltre alle infrastrutture basiche – acqua, elettricità, fognature, strade – anche asili nido, scuole, ambulatori medici, piazze, linee di autobus e persino una stazione ferroviaria.

photo © Wylcon Cardoso_Unsplash

Una nuova microiprenditorialità

Un risultato secondario di questa esperienza è l’espansione della visione e della consapevolezza che si genera nelle persone, attraverso l’intero processo di acquisizione delle loro case. Forse il racconto di uno dei membri, in un’assemblea mensile, è esemplificativo di questo fenomeno: “Ho imparato che la casa non è la cosa più importante. Adesso ho altre cose. L’associazione mi ha fatto vedere un’altra realtà, una strada ancora piú grande”. Ciò dimostra che le persone percepiscono che con la partecipazione cresce anche l’impegno con la vita, anche la serenità di fronte alle sfide della vita. L’ATST si pone la seguente missione: “Non è il governo o qualsiasi altra istituzione, ma la comunità consapevole, organizzata e mobilitata che può promuovere i cambiamenti necessari”.

I quartieri creati con questo metodo sono lontani dai centri delle cittá, in quanto sono aree più economiche per l’acquisto collettivo. In essi si incoraggia la microimprenditorialità, principalmente in termini di servizi, ma anche in termini di tempo libero, riducendo così il problema delle distanze.

Simile ad ATST ci sono altre esperienze. Tuttavia, queste non sono durate altrettanto a lungo – 35 anni – e non hanno avuto lo stesso successo. Quali fattori nella sua storia potrebbero essere associati a questi risultati?

Primo, la chiarezza che bisogna partire dai bisogni concreti delle persone, da loro riconosciuti, sofferti e sognati. ATST ha le sue porte aperte ed è costantemente ricercata dalle famiglie che vorrebbero smettere di pagare l’affitto, ma non hanno un buon accesso a finanziamenti pubblici o privati per farlo. Persone che soffrono e che sono abituate a percorsi lunghi e difficili. La popolazione servita dall’ATST è quindi costituita da individui insoddisfatti di un certo paternalismo governativo o di abusi da parte del settore privato e disposti a intraprendere un percorso lungo e progressivo.

In secondo luogo, l’opzione di non accontentarsi degli spazi prestabiliti ed esistenti di partecipazione comunitaria (consigli regionali o di quartiere, per la sanità, l’istruzione, ecc.). Anche se garantiti dalla legge, tali spazi sono quasi sempre occupati da interessi di partito, o addirittura economici. Sono spazi di potere più che di servizio. Sono riconosciuti da ATST ma non sono considerati l’unica via.

In molte occasioni ATST ha trovato politici sinceramente interessati a risolvere i problemi legati alla costruzione dei quartieri popolari. La burocrazia, tuttavia, è riuscita a sgonfiare ampiamente tali interessi. Questa stessa burocrazia ha agito come fattore di inibizione delle iniziative comunitarie, soffocandole nell’enorme trama dell’agire nel rispetto della legge.

Leader al servizio della comunità

Forse il fattore principale che ha aiutato ATST è stata l’esistenza di leader maturi, che non usano i bisogni della comunità per i propri fini, ma si concepiscono come voce di persone concrete. Gli anni hanno dimostrato le caratteristiche di buoni esempi di leadership: a) avere un ideale chiaro che viene continuamente ripreso, che ricorda per chi si lavora e, allo stesso tempo, ricorda i limiti di questa leadership, un fattore essenziale per evitare deviazioni ; b) essere continuamente vicino alle persone servite, fattore che rimanda all’ideale; c) avere al fianco persone che sostengono i dirigenti e ne condividono le responsabilità, concependosi portatrici di un compito comune; d) non solo concepire, ma di fatto essere uguali agli altri, alle persone che partecipano alla storia comune, e non come professionisti lontani.

I leader con queste caratteristiche possono non esserne totalmente immuni, ma sono più preparati a non perdere di vista l’ideale, diventando interlocutori a livello pubblico e privato. Ciò è essenziale per reperire risorse ed esercitare la pressione necessaria per difendere gli interessi della comunità.

Con la pandemia il tema centro-periferia delle città ha acquisito enorme importanza. Gli spostamenti dei residenti nelle aree ATST è ampio e la sua popolazione di solito ha meno istruzione accademica, il che rende l’home-office una realtà per pochi. L’esperienza dei microimprenditori in queste aree mostra un grande potenziale, ma lo sviluppo di un’economia locale è ancora molto recente e deve maturare.

In tempi post-pandemia, questo “case” può aiutarci a pensare all’urbanizzazione. Non basta che gli enti pubblici prendano in considerazione infrastrutture per il lavoro a distanza (ad esempio, nuove e più potenti connessioni internet). La nuova urbanizzazione, l’idea di home-office, non può venire dall’alto, ma deve tenere presente il senso di comunità e di vicinanza. È necessario avvicinare le persone, pensare a quartieri che siano comunità e non individui isolati, aree fatte di persone che affrontano insieme i problemi.

Alexandre Archanjo Ferraro insegna alla Medical School dell’Università di San Paolo (USP), Brasile.

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