Trimestrale di cultura civile

Tutti i giovani sono potenziali imprenditori

  • DIC 2022
  • Muhammad Yunus

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Il sistema educativo va ridisegnato in modo che non appena un ragazzo entra a scuola e in università gli venga insegnato che è un imprenditore. Pronto a diventarlo, ma con l’educazione necessita un sistema finanziario in grado di sostenerlo. Il credito è fondamentale, “ed è per questo che ho detto che è un diritto umano: se non ho credito per mettere alla prova le mie idee, finita l’università sarò soltanto una persona in cerca di lavoro, per sopravvivere”. La lezione di Mohammed Yunus – banchiere, Premio Nobel per la Pace 2006 – all’I.S.E.O. Summer School 2022 (Iseo, 18-25 giugno).

L’avventura è iniziata quando ero un giovane insegnante di economia e cercavo di vedere se potevo essere utile ai poveri del villaggio accanto al campus universitario. Per evitare loro di dover richiedere un prestito in banca ho iniziato a prestare soldi alle persone di tasca mia. Ragionavo così: se hanno bisogno di denaro, vanno a chiedere un prestito e finiscono per restarne vittime, invece, se glieli presto io, li proteggo.

Erano titubanti: “Dici sul serio?”. “Sì, sono molto serio, se vuoi dei soldi non hai che da chiedermeli”. All’inizio erano cifre molto piccole, 5 o 10 dollari. Ma ho sfidato il sistema bancario, che sostiene che non si può prestare denaro ai poveri perché non sono solvibili. Ci sono persone che non lo sono, ma il problema sta nella banca, non nelle persone che non sono degne di credito. Bisogna riprogettare il sistema bancario per adattarlo ai bisogni delle persone, l’attuale sistema nega l’accesso ai finanziamenti a più della metà della popolazione del mondo, e questa è una causa di povertà, di miseria e di tanti problemi che abbiamo.

Invertire certe abitudini

Ed ecco cosa ho fatto: ho creato una piccola banca in Bangladesh, per prestare denaro alle persone più povere: l’abbiamo chiamata Village Bank, o Grameen Bank. Nel tempo è cresciuta ed è diventata una banca nazionale, continuando ad agire esattamente nella maniera in cui abbiamo iniziato.

La gente mi chiede: come hai fatto? Come si fa a prestare soldi ai poveri riuscendo poi a recuperarli? Arrivando a coprire le spese e guadagnando anche un interesse – segno che la banca sta diventando autosufficiente. All’inizio, per stabilire la mia “politica”, ho osservato come lavora una banca tradizionale. Io non sapevo nulla di banche, dunque dovevo imparare dalle persone che governano il settore: ho osservato come lavorano, ho imparato, e ho fatto esattamente il contrario. Così è nata la Grameen Bank, una banca creata con principi opposti a quelli dell’attività di credito attuale: se le banche vanno a cercare i ricchi, noi andiamo dai poveri; la banca va dagli uomini, noi andiamo dalle donne: il 97% per cento dei nostri mutuatari sono donne. La banca ti chiede di offrire una garanzia? Ho detto: dimentichiamocela.

Tutti sono rimasti scioccati: “Come puoi prestare denaro senza assicurarti delle garanzie? Non ti restituiranno i soldi”. Ma si sbagliavano, ha funzionato, e dopo quasi 50 anni, lavorando in Bangladesh e anche in tutto il mondo, i soldi tornano, il 100 per cento del denaro prestato viene restituito. Le persone di solito devono andare in banca per fare le loro operazioni? Noi andiamo da loro. Dobbiamo invertire certe abitudini. Pensare diversamente. Questo nuovo tipo di business a cui abbiamo dato il via lo chiamiamo “credito sociale”.

I poveri sono persone bonsai

Grameen Bank da 50 anni presta denaro ai poveri di tutto il mondo, compresi quelli che vivono nei bassifondi delle città degli Stati Uniti. Diamo soldi soprattutto a donne che non sono mai andate a scuola, nessuno viene rifiutato. Per fare cosa? Per avviare un’impresa: vengono da noi con idee imprenditoriali, milioni e milioni di donne analfabete possono diventare imprenditrici, ce l’hanno nella mente, nel cuore, ma non hanno mai potuto esplorare, usare questa loro capacità. Assumersi delle responsabilità, farsi carico della propria vita.

La gente mi chiede: “Perché esiste la povertà? Perché le persone rimangono povere?”. Io ho cercato di capirlo dalla mia esperienza, e dico: la povertà non è creata dai poveri, la povertà è creata dal sistema che abbiamo costruito, dalle sue istituzioni. La povertà è indotta, non è colpa delle persone, è colpa del pensiero, della forma delle nostre politiche economiche: è colpa del modo in cui abbiamo progettato questo sistema. Allora come sbarazzarsi della povertà? La soluzione c’è: cambiare il sistema.

Faccio l’esempio dei bonsai: tu prendi i semi di un albero alto, li pianti in un vaso da fiori e avrai un albero come quello della foresta ma minuscolo; una replica esatta. Tutti si chiedono: perché quell’alberello non è cresciuto come gli altri? La risposta è molto semplice: se metti il seme in un vaso da fiori non ha abbastanza spazio, non ha la possibilità di crescere più di tanto; in un altro terreno diventerebbe alto come l’albero che vedi nella foresta.

I poveri sono persone bonsai. Non c’è niente di sbagliato nei loro semi, semplicemente la società non dà loro mai lo spazio per crescere alti come tutti gli altri. C’è un errore nel sistema, e dobbiamo quindi riprogettarlo per far sì che ogni individuo possa crescere, e prendersi cura di sé. Fin dall’inizio io ho detto che il credito andrebbe considerato un diritto umano, è troppo fondamentale. Ma nessuno la pensa così.

Il credito è un diritto umano

A chiunque si dice che deve trovarsi un lavoro. Il lavoro è considerato il fine ultimo della natura umana, la sua destinazione: “Devi trovarti un lavoro per sopravvivere”. Io penso che questa sia una pessima idea, la questione di trovare un lavoro non è il significato della vita. L’essere umano è fatto di capacità creative illimitate, la sua caratteristica peculiare è questa creatività che ciascuno porta con sé. Ma nel momento in cui accetti un lavoro in una società, tu “vendi” la tua creatività: segui gli ordini, non li metti in discussione, e la tua produttività finisce per essere imballata. Gli esseri umani nascono come imprenditori, ma ci sono teorie economiche sbagliate che ci hanno spinto a pensare che bisogna anzitutto “avere un lavoro”: quindi abbiamo creato un sistema educativo – le nostre università – che cerca di rendere tutti questi giovani “pronti per il lavoro”: e appena ottengono una laurea devono “trovare un lavoro”. È un’idea molto sbagliata. Così stiamo facendo fuori il carattere precipuamente umano di questi giovani. Ogni giovane è un potenziale imprenditore, e tale dovrebbe essere.

Dobbiamo ridisegnare il nostro sistema educativo, in modo che non appena un ragazzo entra – a scuola, in università – gli venga insegnato che è un imprenditore, pronto a diventare tale. Ma l’educazione non basta se non c’è un sistema finanziario che lo sostenga. Il credito è fondamentale, ed è per questo che ho detto che è un diritto umano: se non ho credito per mettere alla prova le mie idee, finita l’università sarò soltanto una persona in cerca di lavoro, per sopravvivere. Ma questa sarebbe una vita molto limitata, perché mortifica la mia capacità creativa. Quindi oltre a quello educativo è il sistema finanziario che deve essere riprogettato, ogni singolo essere umano su questo pianeta ha bisogno di poter accedere a dei finanziamenti, anche partendo da un “punto zero” dovrebbe poter ottenere del denaro per creare una propria impresa. Questa è la direzione in cui vogliamo andare: l’accesso universale al credito. La finanza è l’ossigeno dell’imprenditorialità. Le persone, se non hanno a disposizione questo ossigeno, non sanno cosa fare di se stesse, perché tutto ciò che hanno è un corpo, e una mente che non è fatta solo per seguire e prendere ordini; e finiscono per smarrire tutta la capacità creativa umana.

Dunque, ridisegnare il sistema educativo, e ridisegnare il sistema finanziario: questa è la direzione verso cui vogliamo andare. Abbiamo creato un sistema finanziario, o se vogliamo, in senso più ampio, un sistema economico che ci ha spinto nella direzione sbagliata. Perché ha creato enormi problemi nel mondo e continua a crearli.

Tre mega-problemi

Potremmo indicare tre mega-problemi che sono di fronte a noi. Il primo è il riscaldamento globale, che minaccia di distruggere questo pianeta. E non stiamo facendo nulla al riguardo, stiamo dicendo che promettiamo di fare qualcosa, ma non lo stiamo facendo fino in fondo; chiacchieriamo di riscaldamento globale senza renderci conto delle sue conseguenze sociali. Oggi è tutto il sistema economico in cui viviamo e operiamo ad aver creato il riscaldamento globale, quindi non ce ne libereremo senza riprogettare l’intero sistema. Si fanno promesse di qui e promesse di là, alcune difficilmente saranno mantenute, altre non lo saranno affatto. E nel frattempo la nostra casa continua a bruciare. E all’interno di questa casa in fiamme stiamo celebrando i nostri successi economici, la nostra tecnologia e tutto il resto: il che non ha senso.

Non abbiamo molto tempo, siamo sull’orlo, il nostro traguardo si avvicina rapidamente. Probabilmente tutta questa generazione farà a tempo ad andarsene, ma quella più giovane avrà momenti estremamente difficili da superare, e i figli dei ragazzi di oggi avranno molte difficoltà a sopravvivere su questo pianeta.

Il secondo mega-problema globale che ha colpito la nostra esistenza è la concentrazione della ricchezza, che è in aumento: oggi le cose vanno peggio di ieri. La ricchezza sta confluendo verso l’alto: il 99% del mondo è di proprietà dell’1% della popolazione. Dunque, il 99% della popolazione deve vivere con l’1% della ricchezza. E quell’1% si sta riducendo. E continueremo in questa direzione, perché la macchina economica su cui avanziamo è costruita così. Se hai una calamita economica più grande degli altri, attiri più ricchezza verso di te, e così diventerai ancora più grande. Diventerai un super-magnete, mentre chi ha un potere di attrazione basso finirà sul fondo della piramide sociale. Così è stato costruito il sistema finanziario. E questa concentrazione della ricchezza ci ucciderà, finirà per distruggerci completamente.

Il terzo mega-problema è la massiccia disoccupazione prodotta dall’intelligenza artificiale. Oggi è sempre più facile sostituire gli esseri umani perché la macchina fa cose più veloci e più intelligenti di ciò che possiamo fare noi, quindi gli esseri umani finiranno per essere superflui, inutili, su questo pianeta saranno spazzatura, senza alcuna utilità.

Condivisione e cura

Come invertire la rotta? Questo mondo, questa civiltà che ha creato questi mega-problemi, ci distruggerà se noi prima non ne creeremo una nuova. Vogliamo costruire una nuova società che sia sensibile alla condivisione e alla cura; che non sia centrata sul denaro. Sarà un mondo di condivisione, dove ogni giorno non si tratta solo di massimizzare il profitto: vogliamo ripristinare i valori umani e creare una nuova civiltà.

Io lo definisco un “mondo a tre zeri”: con zero emissioni di carbonio, zero concentrazione della ricchezza, zero disoccupazione. Questo è il tipo di mondo che vogliamo costruire. Cinque giovani si riuniscono e creano un club, la cui promessa è che i suoi membri faranno di tutto per ridurre il loro contributo al riscaldamento globale. Ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale utilizzando fonti di energia fossili, utilizzando plastica, mangiando carne, discutiamo del riscaldamento globale ma nel frattempo continuiamo a fare le stesse cose.

Alla fine, io voglio diventare una “persona zero”: che il mio contributo al riscaldamento globale sia zero, il mio contributo alla concentrazione della ricchezza zero, il mio contributo alla disoccupazione zero. Se divento una persona “a tre zeri”, e i miei amici nel club diventano altrettanto persone “a tre zeri”, diventiamo rapidamente un “club zero”. E creeremo famiglie, villaggi, città “a tre zeri”.

Si può fare. Il gioco non è finito. Bisogna agire ora però, proprio ora. È molto urgente che creiamo un nuovo mondo. In modo da poter vivere su questo pianeta come esseri umani, condividendo le cose gli uni con gli altri, possedendo le cose gli uni degli altri.

Servono nuove regole, e nuove istituzioni. Grameen Bank è stata progettata come una nuova banca con nuove idee, un nuovo modo di pensare, nuove procedure. Se segui il vecchio percorso, quello ti porterà sempre alla vecchia destinazione. E la vecchia destinazione è povertà, privazioni, malattie e così via. Se vuoi sbarazzartene devi creare nuove regole. Se vuoi raggiungere nuove mete devi stabilire regole diverse da tutte quelle del passato.

I giovani di oggi sono la generazione più potente della storia, una specie di esseri sovrumani: non perché siano più intelligenti di chiunque altro, ma perché hanno una enorme tecnologia nelle loro mani, più di quanto nessun altro abbia mai avuto. È come avere il genio della lampada di Aladino, basta uno schiocco delle dita: questo è il potere che hanno oggi i giovani. Ma devono decidere cosa vogliono.

Non lasciare che il tuo potere vada sprecato, usalo, puoi cambiare il mondo. Discuti con i tuoi amici e decidi qual è il mondo che desideri. Questo è l’appello che rivolgo ai giovani.

C’è ancora tempo, invertiamo il processo: la ricchezza che sta confluendo verso l’alto deve ridiscendere ed essere condivisa da tutti. Si può fare. Capire che mondo vogliamo significa già iniziare a riprogettare la macchina.

Testo non rivisto dall’autore

Muhammad Yunus è un economista e banchiere bengalese. È ideatore e realizzatore del microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il Premio Nobel per la Pace 2006.

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