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VIDEO | Dopo la sentenza 131 della Consulta

Sussidiarietà: la democrazia possibile

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Una cultura della sussidiarietà può costituire l’antidoto alla crisi della democrazia e istituire una vita pubblica su tre pilastri: Comunità-Stato-Mercato – “Amministrazione condivisa”, un principio cardine affermato dalla Corte costituzionale – La necessità di un’antropologia positiva, abbandonando Hobbes e Rousseau. E di un’educazione al bene comune in cui si formi anche la classe dirigente

 

Esiste una crisi della democrazia. Ed esiste la necessità di mettere in campo un antidoto efficace. Questo antidoto va cercato nella cultura e nella pratica della sussidiarietà. Su questa idea è imperniato il dialogo sul tema “Sussidiarietà: la democrazia possibile” (14 gennaio 2021, in diretta streaming), guidato da Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale, con Giuliano Amato, Luca Antonini e Stefano Zamagni.

IL CARDINE - Violini ricorda, nell’introduzione, che  “la democrazia non vive solo di voti, ma anche di pesi e contrappesi, di custodi costituzionali, di anticorpi alla tirannia della maggioranza, di giustizia sociale; e soprattutto di una società attiva attraverso le associazioni di persone, che sono all’origine stessa della società, del mercato e dello Stato”. “Quello a cui si assiste oggi – afferma Violini - è un arretramento di queste formazioni sociali nei confronti dell’amministrazione che sembra prerogativa solo dello Stato, in contrasto con il principio di sussidiarietà che è ormai il cardine principale di una società democratica”.

LA CONSULTA - Questo principio cardine è stato ribadito da un’importante pronunciamento della Corte costituzionale. Si tratta della sentenza 131 del 2020 (relatore Luca Antonini), relativa a un ricorso dello Stato contro una legge regionale umbra. Questa legge (n. 2 del 2019, “Disciplina delle cooperative di comunità) “ riconosce e promuove il ruolo e la funzione delle cooperative di comunità, che abbiano come obiettivo la produzione di vantaggi a favore di una comunità territoriale” e in particolare – ecco il pomo della discordia - disciplina le modalità di attuazione della co-programmazione, della co-progettazione e dell'accreditamento”. La sentenza della Consulta dà ragione alla Regione Umbria e torto allo Stato, in nome del principio di sussidiarietà, applicabile come in questo caso in termini di “amministrazione condivisa”.

TRE PILASTRI - Stefano Zamagni, docente di economia e politica economica,  sottolinea che la sentenza 131 è uno di quei fatti storici che può far uscire la democrazia dalla crisi in cui si trova e può migliorarla. Infatti, “se il sistema bipolare, Stato e mercato. non regge più e sconfina nel neostatalismo o nel neoliberismo, occorre basarsi su un sistema tripolare: Stato, mercato, società civile organizzata o comunità. Questo ridarebbe slancio alla democrazia. 

CLASSE DIRIGENTE - Il giudice costituzionale ed ex politico di lungo corso, Giuliano Amato, ricorda citando  Costantino Mortati, che attraverso le formazioni intermedie gli interessi dei singoli vengono “educati” agli interessi generali e al bene comune. Da questa educazione nasce la classe dirigente. La debolezza delle nostre democrazie, per Amato, deriva dal fatto che la classe dirigente in questo periodo non ha conosciuto questa educazione.

ANTROPOLOGIA POSITIVA - Luca Antonini, giudice costituzionale, relatore nella sentenza 131 e docente di diritto costituzionale, invita a considerare la necessità di un’antropologia positiva, alternativa a quelle negative di Hobbes e di Rousseau. Per il primo l’uomo è un lupo per l’altro, per il secondo l’uomo è il buon selvaggio rovinato dalle istituzioni. Per queste antropologie il cittadino è un “controllato”;  per un’antropologia positiva (le cui basi ha posto Agostino) il cittadino è, al contrario,  una risorsa. Questa antropologia positiva ispira il concetto di sussidiarietà presente nella nostra Costituzione, esplicitata con il codice del Terzo settore fino al concetto di amministrazione condivisa, appunto affermato con la sentenza 131 della Corte costituzionale.

Conclude Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, soddisfatto “un dibattito che strappa la sussidiarietà dal limbo delle realtà superflue o dimenticate e la eleva al rango di soggetto” coessenziale allo Stato e al mercato, e che anzi li precede. Infatti in un’antropologia positiva “i corpi intermedi è il luogo dell’educazione a un ideale, a un desiderio non ridotto, al bene comune. In questo senso, cruciali per la democrazia.

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