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VIDEO | In occasione della pubblicazione di “Una società di persone?”

I corpi intermedi per la ripresa del Paese

  • 28 MAG 2021
  • Giuliano Amato
  • Elena Bonetti
  • Carola Carazzone
  • Maria Carmela Colaiacovo
  • Maurizio Lupi
  • Silvana Sciarra
  • Tiziano Treu
  • Paola Vacchina
  • Ivana Veronese
  • Giorgio Vittadini

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Come sta cambiando la partecipazione degli italiani alla vita pubblica? Quale via d’uscita dalla crisi di legittimazione e di rappresentatività del nostro sistema? La riscoperta del terzo settore e il futuro della politica

 

Nell’emergenza della pandemia si è riaffermato sul campo il contributo positivo dei corpi intermedi alla intera comunità. Si può pensare di rilanciare questo ruolo in relazione al futuro del Paese, e al futuro della politica; a una ripresa che non potrà non coincidere con uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale? Tiziano Treu, presidente del Cnel, delinea così la prospettiva entro cui collocare la discussione a partire dagli studi e ricerche raccolti nel volume “Una società di persone? I corpi intermedi nella democrazia di oggi e di domani”, a cura dallo stesso Treu e di Franco Bassanini e Giorgio Vittadini, presidente il primo della Fondazione Astrid, della Fondazione per la Sussidiarietà il secondo.

Franco Bassanini è il primo a intervenire nel convegno svoltosi il 28 maggio 2021 sia in presenza presso la sede del Cnel sia on line, presentando l’opera, che ha impegnato quaranta ricercatori e studiosi in un lavoro interdisciplinare durato due anni, supportato anche da una ricerca di opinione a cura dell’Ipsos di Nando Pagnoncelli. Dalla ricerca emerge che “di fronte alle grandi sfide del nostro tempo – dice Bassanini – che riguardano pandemie, clima, ambiente, digitalizzazione, migrazioni di massa, invecchiamento della popolazione, competizione globale, non bastano Stato e mercato”, essi “hanno fallito entrambi singolarmente e insieme”; “c’è bisogno dell’apporto dei cittadini organizzati in comunità che intreccino interessi e valori”. Ciò vale allo stesso modo in relazione alla democrazia. “Ce ne accorgiamo dopo la lunga stagione della disintermediazione, del leader solitario che fa appello al popolo, della crisi di fiducia delle istituzioni”.

Giorgio Vittadini sviluppa tre punti. Primo: come mostra l’Istat, negli ultimi dieci anni l’Italia è peggiorata in sanità, istruzione, ambiente, povertà (cfr. 150mila abbandoni scolastici, 2,2 milioni di Need). Esito anche di un metodo Top-Down, tutte le decisioni calate dall’alto. Ma “se non si confronta con le realtà sociali la politica non capisce la realtà e butta via i soldi”. Secondo: l’Italia è ricca di esperienze dal basso e 7 italiani su 10 credono nella capacità dei corpi intermedi di supplire alle carenze dei servizi sociali. Segnali positivi; però attenzione, si è perso di vista l’inserimento delle realtà intermedie nell’architettura complessiva del sistema Paese. Da qui, terzo punto: da un lato occorre una ripresa di valori ideali che scongiurino la chiusura corporativistica, dall’altro occorre una politica che non escluda il terzo settore dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa.

Seguono gli interventi di Silvana Sciarra, Giuliano Amato e Maurizio Lupi.

Silvana Sciarra apre a un orizzonte europeo, mostrando come possa esistere ed esiste un’interlocuzione tra corpi intermedi e istituzioni comunitarie. Si sofferma poi particolarmente sul ruolo delle organizzazioni sociali sui temi del lavoro, sempre in un orizzonte europeo. Un raccordo Italia-Europa che implichi anche le realtà sociali è un compito ineludibile per quanto riguarda le politiche attive per il lavoro, la mobilità dei lavoratori, il coordinamento delle agenzie per l’impiego, i nuovi livelli di contrattazione da elaborare in relazione alle nuove forme di lavoro.

Giuliano Amato focalizza l’attenzione sul problema di un rinnovamento della politica, posto che una società liquida e individualizzata è ingovernabile senza un’etica condivisa e senza fattori aggreganti. In questo caso l’aggregante diventa la rabbia e l’insoddisfazione di fronte al futuro incerto, su cui fanno leva i populismi che, se vanno al governo, cercano “la punizione della realtà”. C’è una “sclerosi di una buona parte dei partiti e dei sindacati”, c’è per contro “le molteplici realtà di persone che si aggregano, peccato però comunicano con la politica solo dall’esterno”, e non dall’interno dell’elaborazione canalizzata dai partiti. Il Terzo settore dovrebbe dare persone alla politica “per aiutare il soggetto più debole tra i deboli, che è la nostra democrazia”. E non si può fare a meno di una scuola di formazione politica dalla base.

Con Maurizio Lupi è la politica che interroga sé stessa. Stella polare la Costituzione, che all’articolo 2 recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Quello che la politica non può fare è “riattivare il desiderio, la voglia di protagonismo costruttivo” che – come ha registrati il Censis nel Rapporto 2010, è la causa “dell’impoverimento della società”. occorrono luoghi non corporativi in cui si riattivi la voglia di protagonismo. La politica, i partiti, devo stare bene attenta a intercettarli e riconoscerli; se si distaccano “dalla circolazione viva della società” – Lupi qui richiama Vaclav Havel, intellettuale dissidente sotto il comunismo e primo presidente della Cecoslovacchia dopo la caduta del Muro – “si riducono a ghetto marcescente che si occupa solo di portare i suoi al potere”. Il passo più recente, importantissimo, è quello segnato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 131 del 2020, concepisce il terzo settore non solo come erogatore di servizi ma come soggetto da coinvolgere nella progettazione delle politiche e dei servizi stessi.

Dopo una serie di brevi apporti specifici da parte di Carola Carazzone (Fondazioni ed enti filantropici), Maria Colaiacovo (imprenditoria turistico-alberghiera), Paola Vacchina (formazione professionale), Ivana Veronese (sindacato).

L’idea di una politica che si rinnova favorendo la partecipazione dei corpi intermedi alla costruzione dell’interesse comune, viene ribadita dalla ministra Elena Bonetti nel suo intervento conclusivo.

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