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VIDEO | La presentazione del n. 2 di “Nuova Atlantide”

Una cura ricostituente per la democrazia acciaccata da ‘68, tangentopoli e antipolitica

  • 30 GIU 2021
  • Emma Bonino
  • Paolo Del Debbio
  • Ugo Finetti
  • Anna Finocchiaro
  • Stelio Mangiameli
  • Giorgio Vittadini

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Formare persone mosse da grandi ideali. Valorizzare i corpi intermedi. Rilanciare i partiti come vere comunità politiche. Rimettere il cittadino al centro delle istituzioni e dei processi elettorali. Sono questi alcuni degli spunti emersi dal dialogo condotto da Paolo Del Debbio con Emma Bonino, Anna Finocchiaro, Ugo Finetti e Stefano Mangiameli

Democrazia amica fragile? Sui problemi e le prospettive della democrazia liberale, dialogano in questo webinar la senatrice Emma Bonino, l’ex parlamentare e presidente di Italiadecide Anna Finocchiaro, il giornalista e scrittore Ugo Finetti, il costituzionalista Stelio Mangiameli. Conduce Paolo Del Debbio, conclude Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Gli ospiti sono tra coloro che hanno firmato i contributi pubblicati nel secondo numero di “Nuova Atlantide”, la rivista trimestrale della Fondazione.

Si parte dalla domanda posta dal direttore della rivista, Enzo Manes: “Lo stato attuale della democrazia liberale è da considerarsi una crisi che prelude a un inesorabile tramonto, oppure è un’opportunità di riforma e di rilancio di una formula politica intrinsecamente e volutamente sempre da correggere e migliorare?

Buona la seconda. Questo l’orientamento generale dei partecipanti.

Per Emma Bonino “la democrazia liberale nasce imperfetta e contiene le possibilità di aggiustamenti e migliorie. E’ da intendersi come un processo. Sono drammatiche, semmai, le politiche di certi Paesi sedicenti democratici”. Il processo va portato avanti in particolare nell’Unione europea, inceppata dalla regola dell’unanimità che è l’opposto della democrazia”. Col risultato che l’Europa manca di politica estera, di difesa e fatica, come si è visto anche nella politica dei vaccini anti Covid”.

In Italia la democrazia fa i conti con la crisi e la latitanza dei partiti, sempre più attratti da forme movimentiste e populiste. Per Anna Finocchiaro, Tangentopoli e altri cambiamenti storici di questi decenni hanno creato una società molto complessa “in cui è difficile delimitare campi di interessi da rappresentare”, ma il bisogno di mediazione e di rappresentanza è ineludibile. D’altra parte il ruolo dei partiti come “comunità politica” e strumenti di rappresentanza può e deve essere recuperato.

Ugo Finetti osserva con preoccupazione “un logoramento complessivo della democrazia liberale nel nostro Paese”, provocato soprattutto da intense, prolungate ondate ostili: quella sessantottina “extraparlamentare” che ha dominato gli anni ’70, Mani pulite negli anni ’90, la campagna anti-casta nel Duemila. Dall’antipolitica al populismo il passo è stato breve.

“Se non è rispettata la giustizia – il costituzionalista Stelio Mangiameli qui cita S. Agostino – gli Stati non sono che bande di briganti”. “Ricomporre la dinamica della democrazia – suggerisce Mangiameli – ripartendo dal principio dell’autodeterminazione del cittadino, in una visione scalare che raccorda la democrazia della Repubblica con la democrazia sovranazionale-europea e con la democrazia di prossimità”.

Nel secondo “giro di interventi” Bonino boccia la “democrazia digitale che diseduca alla complessità”; Finocchiaro insiste sulla necessità di ricostituire il partito come comunità politica dove ci sia una continua elaborazione di contenuti e di decisioni, senza pensare di risolvere tutto con il ricorso alle primarie; Finetti propone una “medicina del territorio”, cioè la valorizzazione dei corpi intermedi diffusi; Mangiameli invoca sistemi elettorali che non tolgano al cittadino il potere di scelta che gli appartiene

Giorgio Vittadini, nelle conclusioni, ravvisa l’opportunità di un lavoro storiografico sulle tre “ondate” antidemocratiche indicate da Finetti. E soprattutto auspica percorsi di educazione dei giovani a grandi idealità, coltivate dentro corpi intermedi, forme di socialità e di impegno per il bene comune. “Siamo sicuri che i giovani del 2021 non possano essere quelli che ricominciano e ricostruiscono corpi intermedi e rappresentanza?”.

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