Transizione ecologica e digitale rivoluzionano il mercato del lavoro. Quali sono i profili richiesti, le nuove professioni, i percorsi da intraprendere più appropriati? Dialogo con il presidente del Cnel, Treu, il leader della Cisl, Sbarra, il presidente dell'Istat, Blangiardo, studiosi ed esponenti del mondo economico
La presentazione presso la sede del Cnel e in diretta streaming del Rapporto sulla sussidiarietà 2020/2021 sul lavoro sostenibile è stata occasione non solo di svolgere un ampio e qualificato dialogo, snodatosi per due ore con sette interventi agili ma puntuali, ma anche di avanzare precisi suggerimenti di policy da attuare.
Il Rapporto è assai ricco e approfondito. Come spiega Alberto Brugnoli, uno degli autori (insieme a Vittadini e Mezzanzanica) e moderatore dell’incontro, contiene l’analisi delle dinamiche del mercato del lavoro e dei cambiamenti della domanda di lavoro; seguono approfondimenti tematici sull’organizzazione del lavoro e la selezione del personale e, infine, vengono esposti quattro casi paradigmatici di un modo creativo di porsi di fronte a questi scenari.
Scenari di grandi cambiamenti, questa una parla chiave subito messa in campo da Anna Ascani, sottosegretario per lo Sviluppo economico nel suo indirizzo di saluto, assicurando che l’attuale governo è attento al tema della centralità del lavoro e all’impegno per approntare strumenti nuovi nella direzione dell’infrastrutturazione digitale e dell’inclusione sociale.
A Mario Mezzanzanica, direttore del CRISP, il compito di sintetizzare (e lo fa egregiamente in 18 minuti) i contenuti salienti del Rapporto: preoccupante andamento del tasso di occupazione (inchiodato ben al di sotto della media e dei traguardi europei) e preoccupante mismatching tra offerta e domanda di lavoro, tra competenze richieste e competenze disponibili (professionali, digitali e soft skills). Per contrastare questi disallineamenti il Rapporto segnala due direzioni di fondo: politiche attive del lavoro ma anche cambiamento di mentalità e di posizione umana, consistente nel considerare il lavoro come dimensione della vita e non come attività separata.
Il presidente del CNEL Tiziano Treu ha firmato l’introduzione del volume. Nel suo intervento sottolinea la necessità che gli investimenti previsti nel Piano di ripresa e resilienza siano correlati a seri studi sulle ricadute occupazionali che ci si possono attendere. Finora questa correlazione non risulta attuata; il Cnel si rende disponibile a colmare la lacuna.
I numeri sono fondamentali per rendersi conto del peso dei fenomeni e delle dinamiche di fondo in cui si inseriscono: ad esempio - come ricorda il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo - invecchiamento della popolazione, flussi migratori, mobilità dei lavoratori, ecc. Ma sono importanti anche per capire la violenza improvvisa dell’impatto della pandemia: una guerra, con 746mila morti, che sono circa il numero di italiani militari e civili che hanno perso la vita nei cinque anni del secondo conflitto mondiale. Insomma, evitare il rischio che i problemi si prendano sottogamba.
Non sottovaluta certo la necessità di politiche attive per il lavoro il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, non solo la disoccupazione ma l’inattività.Centri pubblici per l’impego e agenzie private per il lavoro devono agire in sinergia e non su binari paralleli. I Centri per l’impego, poi, devono essere dotati di organici adeguati: in Italia abbiamo un addetto ogni 480 disoccupati, in Francia, Inghilterra, il rapporto è di uno 40.
Buone pratiche, esempi paradigmatici, non mancano. Nella seconda ora dell’incontro raccontano le loro iniziative Francesco Baroni, Country Manager Gì Group Italia, Giovanni Fosti, Presidente della Fondazione Cariplo e Alessandro Verrazzani, Responsabile Affari Regolamentari e Istituzionali di EOLO Spa: G-Group promuove il lavoro sostenibile proponendo formazione, flessibilità, politiche; Cariplo Factory promuove la filiera del talento con formazione, accompagnamento imprenditoriale, sostegno; Eolo promuove il lavoro sostenibile portano il digitale nelle aree interne dove altri non lo portano.
Giorgio Vittadini, nelle conclusioni invita a non sottovalutare la portata dei cambiamenti (nel 2030 un miliardo di uomini faranno un lavoro che oggi non esiste), e a non dormire sugli allori delle auspicate transizioni ecologica e digitale, perché comporteranno centinaia di migliaia di lavoratori da ricollocare; senza dimenticare che la digitalizzazione comporta anche l’accentuazione delle diseguaglianze sociali (come si è visto con la Dad e non solo). Le leve da utilizzare con decisione sono fondamentalmente due: politiche attive per il lavoro (finora trascurate e addirittura osteggiate dal neoliberismo pervasivo anche della sinistra) e deciso miglioramento della istruzione e formazione, sia nel ciclo di apprendimento scolastico e universitario, sia in termini di formazione continua on the job.
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