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VIDEO | Dibattito sulla ricerca coordinata dalla Fondazione

Anziani e disabili: partire dai bisogni, creare un nuovo modello di assistenza

  • 24 NOV 2021
  • Alessandro Banfi
  • Vincenzo Barbante
  • Gian Carlo Blangiardo
  • Marco Bove
  • Alberto Brugnoli
  • Annagrazia Calabria
  • Francesco Converti
  • Andrea Costa
  • Nerina Dirindin
  • Cristiano Gori
  • Stefano Lepri
  • Maurizio Lupi
  • Cristina Masella
  • Paolo Pigni
  • Giorgio Vittadini
  • Antonello Zangrandi

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Complessità ed evoluzione delle fragilità nel quadro delle dinamiche di invecchiamento della popolazione. Necessità di un percorso unitario mirato alla persona “reale”. Proposte di policies da realizzare. Il dialogo ha coinvolto studiosi, gestori di strutture, politici. Tra gli altri: Blangiardo, presidente Istat; Zangrandi, coautore della ricerca; presidenti e dg delle Fondazioni Sacra Famiglia e Don Gnocchi; il sottosegretario alla Salute, Costa

“Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza”, il volume curato da Alberto Brugnoli e Antonello Zangrandi, contiene una ricerca condotta dalla Fondazione per la Sussidiarietà con il Cesc (Università degli Studi di Bergamo), il Crisp (Università degli Studi di Milano Bicocca), il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Parma, e che è stata effettuata in collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus e con la Fondazione Sacra Famiglia onlus. La ricerca analizza la realtà e delinea le tendenze prevedibili nell’arco dei prossimi 20-30 anni; e offre, in chiave sussidiaria, suggerimenti di riforma.
Analisi e proposte di questo studio sono state al centro di una mattinata di dialogo organizzata dalla Fondazione insieme all’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, svoltasi a Roma e trasmessa in streaming il 24 novembre 2021, moderata dal giornalista Alessandro Banfi.
I lavori si sono articolati in tre momenti: 1) interventi di carattere generale sul problema, 2) esposizione della ricerca, 3) tavola rotonda e conclusioni.

 

ASCOLTARE LA REALTÀ

(2:30) Maurizio Lupi, parlamentare e presidente dell’Intergruppo - Apre auspicando che in questa materia “la politica mostri collaborazioni invece che scontri, senza censurare le diversità”.
Per anziani e disabili vale l’asserzione di papa Francesco: “La realtà è superiore all’idea, alle ideologie”. Superare la visione ideologica significa “partire dalla realtà”, riconoscere che a bisogni diversi vanno date risposte diversificate; e che il problema su cui misurarsi non è se l’erogatore è privato, non profit o pubblico, bensì la qualità del servizio.

(11:18) Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi. “La fragilità è in rapida evoluzione: pubblico, provato e non profit, e la politica, devono costruire insieme le risposte”, perché “il pluralismo è un valore”. L’idea guida che emerge dall’esperienza della Don Gnocchi è quella di “accompagnamento”, di “servizio alla persona” in un percorso che abbracci e comprenda,” in una logica di filiera, la sanità, l’assistenza, la riabilitazione (non solo post-acuzie)”. Questo però “è poco riconosciuto”, da parte della politica e dello Stato è necessaria “più attenzione”.

(20:09) Marco Bove, presidente della Fondazione Sacra Famiglia. Chiede anch’egli che si “approfondisca il dialogo tra non profit e istituzioni”, non “per saltare sul carro del Pnrr”, ma perché “dalle nostre esperienze si forma un sapere da offrire alla politica, senza pretendere di fare i primi della classe”. Don Marco parla poi di residenzialità e di disabilità. Sul primo tema stigmatizza che durante la pandemia “le Rsa siano state additate luogo di morte (le indagini della magistratura hanno escluso reati, ndr). Sbaglia chi contrappone domiciliarità a residenzialità”, servono entrambe, come parti insopprimibili di una filiera. Quanto alla disabilità va compresa in tutte le sue manifestazioni, anche psicologiche, e del suo impatto con il contesto, specie familiare”.

(28:48) Andrea Costa, sottosegretario alla Salute – “La politica ha bisogno di ascolto oggi più che mai. Condivido ogni parola di chi mi ha preceduto. Non è tempo di contrapposizione ma di ricerca di percorsi comuni”. Il non profit? “Si tratta di metterlo nelle condizioni di esprimere al meglio le sue potenzialità. La stella polare è “curare la persona” (che non è solo “malattia”). E non abborracciare risposte affrettate: “Ci vuol tempo per un grande lavoro di squadra”. Comunque il recente stanziamento di 20 milioni aggiunti per l’assistenza – da 56 a 76 – è un segnale positivo”.

LA RICERCA

(36:15) Alberto Brugnoli (Università di Bergamo e coautore della ricerca) – Premette che la ricerca non è un punto di arrivo ma “un passo per aprire nuove traiettorie”. Fa osservare (cfr. l’analisi di domanda e offerta contenuta nella prima parte del volume) che l’Italia è prima in Europa per numero di anziani (23%) e ultima per risorse destinate ad essi (2,5% del Pil, media europea 3,5. E ancora che i posti letto per anziani e disabili sono in calo nel settore pubblico e in aumento nel non profit. Le altre parti della ricerca sono la descrizione a mo’ di esempio significativo, dell’azione della Don Gnocchi e della Sacra Famiglia, e il suggerimento di policies ispirati, come nei due

(45:55) Giancarlo Blangiardo. presidente dell’Istat. Per “partire dalla realtà”, illustra i dati impressionanti della diminuzione della popolazione (400.000 l’anno scorso, altrettanti attesi per quest’anno, del calo delle nascite (anche durante la pandemia) e le previsioni sull’invecchiamento della popolazione (la classe d’età più numerosa oggi è quella 5-64 anni, destinata a lasciare il primo posto alla classe 65-89. Nel 2050 avremo ottocentomila novantenni. Di fronte a un trend del genere, i servizi di welfare sono di fronte a una prova drammatica. Occorrono interventi e riforma lungimiranti.

(53:45) Antonello Zangrandi, Università di Parma, coautore del volumeIn una logica di continuità e non frammentazione dell’assistenza, determinare i servizi partendo non da uno schema precostituito dall’alto, ma dalla domanda, osservando la sua evoluzione e le sue differenze sul territorio. Innovare: il non profit dà i migliori esempi, va ascoltato. Non compartimentare le risposte, la persona è una. Quindi “incentivare le reti”. Aumentare le risorse economiche e umane, rivedendo anche le retribuzioni, attrezzando la formazione permanente e avendo cura dell’elemento “motivazione”

(1:09:14) Cristina Masella, Politecnico di MilanoSottolinea come “il superamento della frammentazione” è condizione per rendere possibile una considerazione più adeguata circa i luoghi della cura. In particolare “si tratta anche di recuperare il valore della casa”, avvalendosi di tecnologie disponibili, in particolare digitali e assistive. Attraverso la messa in rete dei servizi, si può perseguire l’obiettivo per i fragili di “un progetto di vita indipendente”.

(1:21:55) Cristiano Gori, Università di Trento, coordinatore del Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza – Propone tre linee di lettura della ricerca, che apprezza come strumento “per conoscere e ragionare”. Primo, il non profit, dal libro “ben analizzato nelle sue difficoltà”; fra le tante piste per uscire, indica: singoli interventi, ci-programmazione locale, politiche pubbliche. Secondo: il cambiamento. La riforma: prevista nel Pnrr, ma tutta da scrivere. Opportunità da cogliere. L’idea di Sistema Nazionale Autosufficienza? Buona, ma una sfida ardua. Terzo: gli strumenti. “Fra i molti, apprezzo la conoscenza, che dovrebbe abbracciare la formazione e il monitoraggio”.

LA TAVOLA ROTONDA

(1:33:30) Anna Grazia Calabria, deputata e membro dell’Intergruppo – Definisce la ricerca su anziani e disabili “strumento utilissimo anche per la politica, a livello nazionale e locale”. Ricorda che in difesa della fragilità, soprattutto degli anziani (ma non solo), ci sono due progetti di legge, di cui è relatrice: uno per l’installazione della video sorveglianza nella Rsa e negli asili, l’altro per il rapido rientro nella propria abitazione, oggetto di occupazione abusiva.

(1:43:05) Stefano Lepri, deputato, membro dell’Intergruppo – È primo firmatario di una legge sulle cure domiciliari. Gli obiettivi che sottolinea: fare in modo che, nella ripartizione delle risorse, Regioni e Aziende sanitarie rispettino realmente i Lea (Livelli essenziali di assistenza), cioè le prestazioni obbligatorie, non privilegiando l’ospedalità. Inoltre si dice favorevole a riconoscere come lavoro “o almeno come rimborso spese” le ore che il familiare di un anziano gli dedica per assisterlo tenendolo in casa.

(1:55:27) Nerina Dirindin, Università di Torino – Ammonisce a non sottovalutare l’assistenza domiciliare: “La pandemia ci ha insegnato che il ricovero in strutture di grandi dimensioni, lontane dalla comunità dove l’anziano viveva prima non può essere l’unica soluzione”. Occorre invece un “continuum” con l’assistenza domiciliare, ricollocando parte delle risorse. La cura sul territorio, con la necessaria integrazione tra competenze (specialistiche, infermieristiche ma anche relazionali e sociali) va considerata una sfida anche per i gestori di Rsa di grande esperienza. La Dirindin si dice inoltre contraria a un Sistema nazionale per l’assistenza separato e parallelo al Servizio sanitario nazionale: sancirebbe la frammentazione, anziché il necessario approccio unitario, “olistico”, ai bisogni delle persone fragili.

(2:07:50) Francesco Converti, direttore generale Fondazione Don Gnocchi – Sottolinea che “la nostra presenza è capillare e si confronta quotidianamente con la complessità dei bisogni”, e che ad esempio “per il malato cronico non c’è solo la malattia”, ma un complesso di fattori di carattere socio-economico, assistenziale, ecc. “Insomma occorre un progetto di vita unitario, come è già stato ricordato”. Fa presente che esperienze di “Rsa aperte permettono l’osmosi tra gli ospiti e le altre persone”. Finanziamenti: “I budget dovrebbero essere negoziabili, dentro un quadro unitario”. Il metodo: “Lavorare insieme, pubblico, profit e non profit”, convergere su parametri condivisi di misurazione del bisogno. Infine: “Il Pnrr punta sull’edilizia sanitaria e trascura altro: occorre che tutti i soggetti siano coinvolti già in fase di programmazione”.

(2:24:15) Paolo Pigni, direttore generale Fondazione Sacra Famiglia - Partendo dal dato di fatto le realtà non profit forniscono la maggior parte dei servizi alla fragilità, “ma non hanno voce in capitolo”. Non essere coinvolti con gli altri soggetti pubblici e privati fin dalla fase di programmazione, porta a una certa astrattezza. Difetto, sembra dire, che non risparmia il Pnrr: “L’obiettivo di assumere 100.000 infermieri in più a breve è irrealizzabile. Noi sappiamo benissimo che quelle persone oggi non ci sono non ci sono e che, alle condizioni attuali (paghe basse, numeri chiusi all’università, ecc.,) non ci saranno neanche domani. Urge una riforma seria e servono anni di tempo. Occorre muoversi adesso”. Quanto alle risorse: “Occorre convincersi a spostare punti percentuali di Pil, non illudiamoci che basterà la spesa pubblica”.

(2:32:20) Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, conclude insistendo sulla necessità che il ripensamento del sistema venga fatto a partire dai bisogni degli utenti. L’assistenza e la cura ad anziani a disabili implica un enorme spettro di bisogni che richiede un grande spettro di risposte. Soluzioni che non tengano conto dei bisogni crescenti e diversificati, sarebbero ideologiche. Il superamento di ogni ideologia riguarda anche la natura giuridica degli enti. Questi vanno considerati in base alla qualità dei servizi che offrono perché ci sono realtà statali di eccellenza ed altre di bassa qualità, così come privati di ottima qualità ed altri che offrono servizi scarsi. Quindi non solo una valutazione sui requisiti ex ante, ma anche ex post, sui reali risultati.
Il rapporto tra pubblico e privato profit e non profit deve essere quello di un partenariato che si fa carico dei bisogni e studia le risposte da fornire. Servono tavoli di gestione e riflessione comune. La sfida più immediata riguarda il Pnrr. La speranza è che le risorse vengano usate per ciò che davvero serve, come l’assunzione di personale medico e infermieristico, e per la loro formazione.

 

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