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I limiti della piattaforma dell’Istituto superiore della Sanità

Covid, dati giornalieri necessari
per non sbagliare le previsioni

Il Covid sta sparendo o sta tornando: come leggere i dati, le analisi sul coronavirus secondo Giorgio Vittadini

La proposta di decreto legge che contiene le “Disposizioni volte a favorire il rientro nell’ordinario in seguito alla cessazione dello stato di emergenza da COVID-19”, ed in particolare l’articolo 13, “Raccolta di dati per la sorveglianza integrata del SARS-CoV-2 e per il monitoraggio della situazione epidemiologica e delle condizioni di adeguatezza dei sistemi sanitari regionali”, prevede che “anche dopo il 31 marzo 2022, l’Istituto superiore di sanità gestisce la specifica piattaforma dati a tal fine già istituita presso il medesimo Istituto”.

Nel testo legislativo non è invece nominato il ruolo del flusso informativo giornaliero gestito e messo a disposizione dalla Protezione Civile.

 

 

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Dal Covid alla medicina del futuro

 

 

 

COVID? ANCHE UNA QUESTIONE DI DATI

I dati giornalieri messi a disposizione dalla Protezione Civile, per quanto criticabili e spesso criticati, da una parte hanno rappresentato un punto di partenza importante per tutti coloro che in questi due anni hanno cercato di affrontare dal punto di vista dei numeri la lotta al virus. Dall’altra hanno permesso di proporre alla discussione pubblica argomenti e temi utili per le decisioni che poi competono alla politica.

I dati giornalieri della Protezione Civile servono a tanti soggetti per tante ragioni. Si veda, ad esempio, la figura che segue, ed in particolare la linea rossa che rappresenta il numero giornaliero di nuovi soggetti infettati. È ormai noto che l’epidemia segue un andamento ciclico con ripetitività settimanale. Per questo sarebbe più opportuno il confronto con lo stesso giorno della settimana precedente, piuttosto che con il giorno precedente.

Nello stesso tempo però permette a chi è tecnicamente attrezzato di fare delle ottime stime (almeno a breve-medio termine) sull’andamento dell’epidemia e di prevederne quindi la possibile evoluzione.

Andamento dell’epidemia di covid-19 tra il 1 febbraio ed il 18 marzo 2022. Linea rossa: numero giornaliero di nuovi casi; linea gialla: indice di diffusione Rt; linea blu: indice di diffusione RDt.

Analisi dell'epidemia secondo i grafici

E perché non limitarci, per questo scopo, ad usare i dati messi a disposizione dall’ISS? Ancora la figura ci aiuta. L’indice Rt calcolato dall’ISS sui casi sintomatici (linea gialla), che per altro è calcolato solo settimanalmente (e non giornalmente), è risultato in discesa ed inferiore al valore 1 dal 1 febbraio fino al 11 marzo 2022, e pur essendo poi aumentato è ancora inferiore ad 1 al 18 di marzo, segnali che l’epidemia sarebbe in contrazione.

Ma questo è in chiaro contrasto con l’andamento del numero di nuovi casi che è invece in aumento almeno dal 7 marzo. Se la frequenza di nuovi casi è in aumento non è possibile che l’epidemia sia in contrazione. E come si spiega questo paradosso? Si spiega molto semplicemente con il ritardo insito nella metodologia di calcolo di Rt, in quanto questo indicatore non misura la diffusione dell’epidemia “ad oggi” ma la valuta almeno a “due settimane prima”.

E allora? Proprio attraverso l’uso dei dati giornalieri della Protezione Civile è possibile calcolare, ad esempio, un diverso indicatore di diffusione dell’infezione, chiamato RDt (linea blu della figura), molto più sensibile alle variazioni di andamento dell’epidemia. Esso prende in considerazione la data della diagnosi di positività e non il momento del contagio.

Covid: nel 2022: da RT a RDt

Attraverso questo indice siamo stati avvertiti che già dai primi giorni di marzo l’epidemia aveva smesso la sua curva discendente e si profilava un deciso cambio di andamento, cambio che puntualmente si è verificato (a dispetto delle continue rassicurazioni basate sull’indice Rt dell’ISS che continuava a decrescere) e che ci fa dire che con i valori di oggi dell’RDt (1,40, molto superiore ad 1) la frequenza di nuovi casi sta aumentando del 40% ogni settimana.

Non v’è dubbio quindi che la disponibilità di dati giornalieri, immediati, utili a costruire serie di dati per chi è in grado di elaborarli ed interpretarli adeguatamente (gli epidemiologi, ad esempio: si veda il sito https://epiprev.it/apps/made.php) o per chi deve assumere decisioni o ha bisogno di fare azioni rapide e di breve respiro, è necessaria e che a tale necessità non risponde l’attività fino ad oggi svolta dall’Istituto Superiore di Sanità.

Per superare la eccessiva, confusa, litigiosa, proliferazione comunicativa che continua a caratterizzare l’informazione sul Covid non serve fermare la diffusione giornaliera dei dati ma è necessario bloccare ciò che porta a generare i dati stessi: bisogna cioè fermare in tutti i modi possibili la diffusione del virus.

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