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Scuola di formazione politica 2002, appunti della terza lezione

La leadership in un Comune:
Milano appena ieri, Varese oggi

  • 22 APR 2022
  • Gabriele Albertini
  • Davide Galimberti

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Il ruolo del sindaco nella prospettiva del bene della collettività. La logica imprenditoriale e l’etica dei gesuiti nella testimonianza di Gabriele Albertini. Il cambiamento dal di dentro e il coinvolgimento della squadra nell’esperienza di Davide Galimberti

La terza sessione della Scuola di formazione politica 2022, svoltasi il 22 aprile, ha affrontato il tema “imparare a governare” dal punto di vista dell’amministrazione locale.
Protagonista ovviamente il sindaco. Ma come, una volta eletto, il primo cittadino assume e gestisce effettivamente la leadership?
Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006, dopo essere stato imprenditore e prima di diventare europarlamentare e senatore, è a buon diritto un maestro d’eccezione. Ma altrettanto avvincente e densa di indicazioni è l’esperienza di Davide Galimberti, sindaco di Varese dal 2016, riconfermato nel 2021, docente di Giustizia amministrativa. Un terzo giovane sindaco ha moderato l’incontro: Matteo Redaelli, primo cittadino di Rogeno (LC).

Sindaco-imprenditore sotto la madonnina

La materia prima di base con cui si è accinto a guidare Milano è l’esperienza imprenditoriale, impastata col desiderio – su cui fece leva Silvio Berlusconi, capo del centrodestra per il quale Albertini accettò la candidatura – di metterla a disposizione della più vasta comunità. Del resto “il Comune – ha detto l’ex sindaco – è certo un’istituzione ma è anche una grande azienda che, con le sue società, deve garantire non leggi o carte, ma infrastrutture, trasporti, sviluppo urbanistico, servizi assistenziali, ecc. La holding-Milano conta 40mila dipendenti”. Insomma per Albertini il sindaco è anche imprenditore, e “i cittadini sono nel contempo clienti e azionisti”

Vivere col piede levato: l’educazione e il potere

Un secondo fattore decisivo è di carattere educativo. Albertini ricorda la lezione ignaziana ricevuta a scuola dai Gesuiti, riassunta nel motto “Vivere col piede levato”, che vuole dire “mettercela tutta nella propria funzione” ma non restando attaccati al potere a tutti i costi, “pronti a lasciarlo” senza esitazione.
La materia prima di Davide Galimberti viene sempre dall’esperienza professionale, lo studio e l’insegnamento appassionato del Diritto amministrativo e la consulenza legale esercitata “dalla parte dei privati nei confronti delle pubbliche amministrazioni”. “Mi sono accorto in questo percorso – ha detto Galimberti – che è sempre professionale, ci sono gli strumenti per poter cambiare le cose dall’interno”.

La fascia di capitano e la squadra

Fare l’amministratore pubblico oggi “è una missione”. La leadership di un sindaco, ha detto ancora il primo cittadino di Varese, è nella capacità di “acquisire o costruire il consenso soprattutto all’interno dell’amministrazione, con la macchina che deve essere coinvolta come co-protagonista. Il sindaco ha la fascia di capitano, ma leader sono tutti i giocatori della squadra”.
Il tema della squadra è stato ripreso da Albertini: “L’imprenditore ha bisogno degli altri: capitali, persone, progetti, organizzazione, prodotti. Analogamente il sindaco. La prima dote? Saper scegliere i collaboratori, scegliere persone più brave di me per ottenere i risultati. Ad Agnelli chiesero di che cosa andasse più orgoglioso. Rispose: della qualità dei miei collaboratori. La penso esattamente, e ho cercato di fare, come lui”.

Valorizzare e coinvolgere la “macchina”

Albertini ha poi brevemente spiegato come ha ristrutturato la macchina burocratica del Comune, creando un Direttore generale che si occupasse della dimensione gestionale, mentre il Segretario generale si occupa della legittimità degli atti, e creando poi anche una funzione di Internal auditing per monitorare efficacia, efficienza e profittabilità delle operazioni messe in campo.
Galimberti ha raccontato come ha via via modificato l’assetto della macchina del Comune “in funzione delle esigenze contemporanee, e non del “come si è sempre fatto”. Così “ho creato una regia unitaria urbanistica-lavori pubblici, in funzione dell’esigenza del cittadino, ed ho ridistribuito le risorse dirigenziali in base alle diverse attitudini”.

Imparare, ascoltare

Nel terzo giro di interventi, i due ospiti hanno spiegato in che modo hanno affrontato difficoltà ed intoppi imprevisti. Sorprendenti le risposte. Albertini si identifica con la testimonianza di Sant’Ambrogio, magistrato romano divenuto vescovo di colpo: “Ho cominciato a insegnare quello che stavo imparando”. Galimberti su una lunghezza d’onda molto affine: “L’ascolto. A cominciare dalle persone competenti e impegnate sulla materia. Come i medici e gli studiosi rispetto all’emergenza della pandemia”.

Dopo le domande del pubblico – in presenza e in collegamento da tutt’Italia - la seconda parte della mezza giornata di lavoro è stata dedicata al dialogo con un giovane consigliere comunale di Milano, Federico Bozzelli. Ancora molto vicino per età e sensibilità ai giovani “alunni” della Scuola, e nello stesso tempo avendo già fatto un primo significativo percorso nella politica locale, ha saputo documentare e consigliare in termini molto concreti i passi da fare per “imparare a governare” un Comune.

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