Ricerca di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà

South working per lo sviluppo
responsabile e sostenibile del Paese

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“South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del Paese”: questo il titolo del Rapporto finale di una ricerca di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà, presentato al Meeting di Rimini 2022.

La ricerca si è sviluppata su tre livelli:
· un focus sugli “hub di lavoro” che si sono realizzati nelle Regioni del Sud, in particolare Sicilia e Basilicata;
· un’indagine su come le aziende considerano la possibilità di smart working nel Mezzogiorno;
· l’identificazione di possibili scenari che si configurano a riguardo del mercato del lavoro in Italia.

In estrema sintesi, emerge che:
· le esperienze di smart working al sud sono positive ed esemplari, ma occorre supportarle con reti e infrastrutture digitali adeguate; 
· le aziende sono generalmente molto interessate a sviluppare attività in questa direzione;
· soprattutto per i giovani del Sud sarebbe un’opportunità di impego ma anche di evitare la migrazione che sta spopolando il Mezzogiorno. Ma, dicono i ricercatori, l’intero Paese ne trarrebbe beneficio.

1 - HUB DI LAVORO NEL MEZZOGIORNO

Si tratta di un fenomeno in progressiva espansione, che potrà avere significative conseguenze nella geografia urbana del paese.
La prima parte del Rapporto riporta i risultati di un ciclo di interviste ai promotori di iniziative di “south working” nelle regioni del Mezzogiorno: il progetto Coesione (di Randstad) ad Aliano, mirato a salvare i piccoli borghi dallo spopolamento; Winning Pool a Sant’Angelo le Fratte, uno spazio gratuito per start up; Edgemony a Palermo, progetto di hub digitale; Social Green Hub a Castelbuono, spazi di cpo-working di notevole successo; Beehive a Trapani, per la promozione della cultura e delle reti digitali; Tursi Digital Nomads a Tursi, spazi di co-working con attenzione ai “nomadi digitali”; Make Hub a Licata, soprattutto a supporto di giovani imprenditori.

Opportunità per le imprese

Secondo il Rapporto, queste esperienze mostrano come il lavoro da remoto può supportare diverse modalità di gestione delle risorse aziendali,
· “matching” tra domanda e offerta
· accesso a bacini di recruiting poco esplorati
· progetti di sviluppo dell’economia territoriale
· ripopolamento delle zone meno abitate

Condizioni necessarie

Tuttavia, avvertono i ricercatori, occorrono presupposti fondamentali, come ad esempio la creazione di un’adeguata infrastruttura digitale, la messa a disposizione di spazi idonei alla realizzazione degli hub, un’efficace opera di comunicazione e promozione degli stessi a favore dei lavoratori e dei giovani che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro.

2 – INTERESSE E DISPONIBILITÀ DELLE IMPRESE

Nel secondo stadio della ricerca, si è voluto monitorare esperienze e progetti aziendali di remote working, e anche la disponibilità ad attivare un hub lavoro al Sud.
Il questionario proposto ai capi delle risorse umane ha visto la partecipazione di 31 aziende, il 75% con più di 500 dipendenti.
L’indagine ha rilevato come più del 77% delle aziende abbia già attivi progetti di remote working; il 42% è disponibile allo svolgimento delle attività al di fuori dei locali aziendali, il 12% per 1 giorno a settimana o 5 giorni a settimana (i due estremi), il 46% invece concede ai propri dipendenti di svolgere l’attività lavorativa presso altra sede in un intervallo tra i 2 ed i 5 giorni a settimana.

Ridurre i costi, contribuire allo sviluppo

C’è interesse all’ipotesi di sviluppare un hub nel Sud del paese, principalmente legata alla possibilità di contribuire allo sviluppo del paese (61%), migliorare il recruitment di alcune figure professionali difficili da reperire nel mercato (48%), ridurre i costi (35,5%).
Le aziende intervistate ritengono quindi che un hub lavoro al Sud possa essere gestito direttamente dall’impresa, come se fosse una filiale (61%), piuttosto che tramite società di servizi terze. In termini di caratteristiche che l’hub lavoro dovrebbe possedere, le aziende indicano la necessità di fornire servizi di selezione del personale o di sostituzione temporanea delle assenze (51%).

3 – UN FRENO ALLO SPOPOLAMENTO

Le previsioni demografiche al 2030 mostrano un processo di spopolamento di molte aree del Sud, sia a causa del fattore demografico, sia per la tendenza a cercare lavoro altrove, dove il lavoro c’è e le remunerazioni sono più appetibili.
Nello stesso tempo non mancano al Sud capitale umano “spendibile” e infrastrutture (vedi ampliamento della banda larga). D’alta parte i più alti costi della vita e dell’abitare in altre Regioni rendono non conveniente la mobilità geografica.

Lavoro e vita

Promuovendo hub di telelavoro, invece, si possono favorire, come si legge nel Rapporto:
· il reclutamento di competenze altrimenti non accessibili
· il bilanciamento vita-lavoro che emerge come sempre più rilevante nelle scelte occupazionali dei giovani ad elevate competenze
· lo sviluppo di indotti locali che coinvolgano le istituzioni locali e la formazione (un ruolo specifico può essere svolto dalle agenzie per quanto riguarda selezione, formazione e avviamento al lavoro)

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