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Scuola di formazione politica 2024 / IV giornata (parte prima)

La Bella Addormentata:
L'Europa nel mondo frammentato

  • 27 MAR 2024
  • Antonio Villafranca

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I ritardi, a lungo sottovalutati, su tecnologia, difesa e sviluppo. Gli errori dovuti all'incomprensione del cambiamento degli equilibri internazionali. C'è una soluzione? Siamo disposti a fare sacrifici?

Una “bella addormentata”: così ha definito l’Europa Antonio Villafranca, Direttore degli studi dell’ISPI e co-responsabile del Centro Europa e governance globale, durante la quarta giornata della Scuola di formazione politica “Conoscere per decidere”. Ecco gli appunti della sua lezione (non rivisti dall'autore)

THE WEST & THE REST? NON PIÙ

Il Vecchio continente non si è accorto che quanto stava accadendo nel resto del mondo lo avrebbe messo nell’angolo. Risvegliatosi improvvisamente dalla pandemia da Covid-19, rischia di addormentarsi di nuovo in un contesto che prende fuoco. Gli scenari di guerra, a partire da quello tra Russia e Ucraina, stanno mostrando il peso dei suoi ritardi, su tecnologia, difesa, sviluppo.

Prima della pandemia la situazione mondiale si caratterizzava come “The West and the Rest” (titolo di un volume di Ferguson Niall): un gruppo di paesi, che si riconosceva nella tradizione liberale occidentale (the west), si contrapponeva a un insieme di altri paesi, tra cui Cina, India e Russia (the rest), che chiedeva di rivedere le regole globali per giocare un proprio ruolo in un contesto in cui la loro voce era sottodimensionata rispetto al loro peso economico. Tra questi, la Russia, è stato bistrattato. Barack Obama lo aveva definito “al più una potenza regionale”. Un grande errore. La Russia, pur economicamente debole, era una ex super potenza mondiale con oltre 5000 testate nucleari, più degli USA, esportatore di petrolio e gas.

 

 

Europa e Alleanza atlantica

 

 

IL RIFIUTO DI CAPIRE LA RUSSIA

Con grande modestia e oggettività dobbiamo ammettere i nostri errori nel non aver voluto capire la Russia. Che non significa giustificare il suo attacco all’Ucraina. Putin vedeva lo spazio ex sovietico come il giardino di casa e le rivoluzioni arancioni come contrarie agli interessi del suo Paese.

È importante distinguere l’etica individuale dall’etica della responsabilità di un leader politico. Una persona comune può dire “Fiat iustitia et pereat mundus”, cioè sia fatta giustizia a qualunque costo. Il politico deve fare l’interesse del suo paese. Vale per tutti, per Putin, per Netanyahu.

E qui il punto: l’invasione dell’Ucraina è interesse nazionale russo? Putin ha voluto dimostrare di essere una potenza mondiale e non solo regionale, ma questo ha indebolito il suo Paese, ad esempio, nel rapporto con la Cina.

Hamas ha provocato Israele, sapendo come sarebbe andata a finire, per riattizzare paesi arabi contro Israele. Netanyahu dal canto suo non fa gli interessi di Israele, ma solo i suoi per mantenere il potere che prima traballava. "Usa" il nemico esterno per rinforzarsi all’interno.

Per far finire la guerra occorre cedere qualcosa. Putin non se ne andrà mai dai territori conquistati. Lì ha messo tutto il suo capitale politico. Non abbiamo idea di che cosa succederebbe in Russia se cadesse Putin.

In Ispi vedevamo che c’erano quasi 200 mila soldati russi schierati intorno all’Ucraina, ma non ci aspettavamo un’invasione su larga scala. Vedevamo il dispiegarsi di forze e di tutta una catena logistica dietro ai soldati, ma ritenevamo incredibile come potesse pensare, non tanto di arrivare a Kiev, ma di poter tenere occupato un territorio così grande.

ADDIO MONDO BIPOLARE

L’attuale è un mondo di realpolitik.. Ognuno ora cerca IL SUO maggior interesse nazionale possibile. L'India di Modi compra il gas russo che l’Europa non compra più. Tante importazioni europee dalla Russia vengono "triangolate" attraverso la Turchia, che è parte della Nato, ma si allea con chi vuole. Il mondo non è più bipolare ed è molto più complicato: le armi nucleari sono in mano a tanti paesi, Pakistan, Iran, Nord Corea… Anche noi europei abbiamo doppi standard, vedi ad esempio l’accoglienza dei profughi ucraini rispetto a quelli mediorientali.

L’Europa si è definita per decenni una “soft power”: non abbiamo bisogno di esercitare un “hard power” perché contiamo, siamo il più grande mercato unico al mondo e questo ci dà sufficiente capacità di imporci. Abbiamo dimenticato che la guerra è una costante della storia del mondo e qualunque politico preferisce dire che occorre investire nel welfare e non nella guerra.

AUTONOMIA STRATEGICA? UNA FAKE

A Bruxelles si parla di “autonomia strategica”, parole accattivanti, ma che dicono una bugia: non siamo autonomi per nulla, non possediamo un esercito europeo e dipendiamo dalla NATO. E siamo talmente poco desiderosi di collaborare in ambito militare, che si è deciso di formare un esercito di soli 5000 uomini entro il 2025. I paesi europei sono indebitatissimi, nessun leader può vendere agli elettori le armi al posto di welfare e pensioni.

Donald Trump ha recentemente dichiarato che se un Paese europeo che non ha investito almeno il 2% del suo Pil nella difesa viene attaccato dalla Russia, non farebbe intervenire l’esercito americano a difenderlo. Una delle sue iperbole comunicative, che però contiene un’aspettativa che anche Biden e prima Obama avevano fatto presente. Nel momento in cui Putin ha visto che l’Europa non interessava più alla Nato, l’ha invasa.

Dal punto di vista economico, l’Europa è interessata dall’inflazione. L’aumento dei prezzi è dovuto al fatto di aver stampato moneta a seguito dell’emergenza pandemica. Le persone ritengono che i prezzi si siano alzati a causa dell’energia, visto che non la compriamo più a basso costo dalla Russia. Ma i prezzi dell’energia, come quelli alimentari, sono volatili. I tassi d’interesse aumentano se l’inflazione aumenta.

GLI USA NON SONO PANTALONE

La verità è che noi europei non sappiamo dove trovare i soldi. Se fosse eletto Trump diventerebbe eclatante la necessità di trovare una soluzione. Il 100% di dazi sulle automobili europee sarebbe un colpo al cuore delle economie tedesca e italiana. Ma siamo disposti a fare sacrifici?

E gli americani perché dovrebbero continuare a farli per noi? Guardiamo una città come Los Angeles. Ci vive un esercito di senza fissa dimora annichiliti dal Fentanyl; i ristoranti sono troppo costosi, i ricchi sono terrorizzati dalle aggressioni. La disoccupazione è bassa, ma per avere uno stipendio decente si arriva a fare anche tre lavori e per uscire a cena si va da McDonald perché anche gli ortaggi costano troppo.

I GUAI DELL’ITALIA

Il problema della denatalità affligge l'Italia: negli anni ’70 c’erano 5-6 lavoratori per pensionato; adesso i lavoratori sono 1,3. Le migrazioni possono essere utili se regolate, non se vengono usate come moneta politica. E vanno gestite in modo sano, senza nascondere i problemi che implicano. L’integrazione è difficile. E non bisogna essere ipocriti nel considerare i paesi di origine come se fossero equivalenti.

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