Con questa quarta sessione la Scuola di formazione politica “Conoscere per decidere” si addentra nei cambiamenti inerenti al lavoro e all’economia, con le lezioni tenute da profondo conoscitore del diritto, come il presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano, Piero Martello, e da un’esperta di politiche urbane, come Anna Prat e con la conduzione di Francesco Seghezzi, presidente Fondazione ADAPT.
Lo smartworking è stato esaminato come fenomeno giuridico e come fenomeno sociale.
ASPETTO GIURIDICO - Sotto il primo profilo, si pone innanzitutto il problema di una corretta e precisa definizione, verificando se la formulazione della legge n. 81 del 2017 è adeguata ad esprimere il vissuto reale dell’ultimo anno. Dalla corretta definizione discende infatti la possibilità di comprendere davvero come poter regolare il fenomeno e se regolarlo.
A questo livello possono avere un ruolo i corpi intermedi? La risposta emersa è sì. Infatti lo smart working funziona in modo diverso a seconda dei contesti e dei settori economici, tanto che sembra difficile individuare una legge che possa governare complessivamente il fenomeno e emerge quindi la necessità, tutta da costruire, di un ruolo attivo delle parti sociali e della società civile.
ASPETTO SOCIALE - L’anno della pandemia ha dato una forte accelerazione alla transizione verso una smaterializzazione dei luoghi di lavoro. Occorre considerare che questo fenomeno avrà effetti, tutti da calcolare, sulle città. Esse, come appaiono oggi, sono il risultato di un adeguamento al tessuto produttivo avvenuto nel secolo scorso. Bisognerà compiere scelte strategiche di fondo e introdurre strumenti, anche politico-amministrativi, conseguenti.
Un’ultima riflessione riguarda la dimensione dell’ufficio. Esso è da sempre, soprattutto per i lavori più intellettuali, garanzia di condivisione, scambio di idee e opinioni. Venendo in parte a meno questa struttura organizzativa, occorre individuare e adottare modalità (virtuali o in luoghi nuovi e dislocati nelle zone anche periferiche e residenziali) di condivisione.
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