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Scuola di formazione politica 2021 “Pandemia e società”, 6a lezione

La pandemia e le nuove interdipendenze globali

  • 28 MAG 2021
  • Emanuele Capobianco
  • Jacopo Re
  • Danilo Taino
  • Irene Tinagli

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I passi avanti dell’Unione europea per fronteggiare in maniera corale l’emergenza sanitaria ed economica. A livello mondiale ora il problema è come garantire una diffusione capillare e senza alcuna forma di discriminazione della copertura vaccinale

Nell’ultima lezione di questa terza edizione della Scuola di formazione politica. Irene Tinagli ha focalizzato l’attenzione sulla dimensione europea. L’Unione europea è riuscita, anche a trattati invariati, a mettere in campo nuove forme di integrazione per fronteggiare l’emergenza della pandemia da COVID-19: l’attivazione del MES per le spese sanitare legate alla pandemia; l’emissione di titoli SURE per sostenere la spesa in ammortizzatori sociali; la sospensione del patto di stabilità; la revisione della disciplina degli aiuti di Stato; e l’adozione del piano di ripresa e resilienza Next generation EU (con emissione di debito pubblico dell’UE).
Sul piano sanitario un altro aspetto importante dell’azione dell’Unione è stato quello di coordinare la risposta vaccinale tra i Paesi dell’UE, attraverso l’agenzia EMA.
Nel prossimo futuro si vedrà se verranno confermati passi di democrazia “dal basso” o se le posizioni euroscettiche imporranno battute d’arresto o compromessi al ribasso.

Danilo Taino haosservato dal canto suo che l’evoluzione della risposta alla pandemia da parti di diversi Paesi si è caratterizzata per approcci differenti. Alcuni hanno seguito la strada dei lockdown (blocco occidentale) – cui ha fatto seguito una campagna di vaccinazione di massa –, altri quella di distanziamenti sociali soft (Svezia), altri ancora hanno investito sulla strategia 0 COVID (Asia orientale e Oceania), grazie a diffusi sistemi di tracciamento della popolazione. In questi ultimi, peraltro, la campagna vaccinale non riesce a prendere quota e non è supportata dall’azione del governo. Dietro questo atteggiamento c’è senz’altro una questione di cultura politica. D’altra parte, alcuni di questi Paesi (Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda) non hanno prodotto dei vaccini in loco e dipendono dalla loro importazione. La domanda è: quanto potranno pesare la “geopolitica dei vaccini” e le differenze tra i vari Paesi in materia di autorizzazione all’immissione di farmaci nel mercato nazionale, cui è speculare l’assenza di procedure concordate, come quelle a livello europeo?

Per Emanuele Capobianco la pandemia ha messo in evidenza la centralità della salute a livello economico e politico. Secondo un report del Global Preparedness Monitoring Board (2019) era (è) prevedibile una pandemia in grado di causare la morte di circa 50-80 milioni di persone e una contrazione del 5% dell’economia mondiale; tale report, inoltre, segnalava che il mondo non è pronto ad affrontare una tale emergenza. Occorre individuare dunque quali azioni possono essere messe in campo per migliorare la risposta sanitaria pubblica mondiale, cominciando dalla stessa OMS. Occorre immaginare strumenti per garantire una diffusione capillare, a livello globale e senza alcuna forma di discriminazione, della copertura vaccinale.

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