I critici delle competenze non cognitive temono che si svaluti la conoscenza, ci si sottometta al sistema produttivo e si generino disuguaglianze. La domanda: “Sui banchi domina la noia. Come se ne esce?”. Gli interventi del presidente di Invalsi Roberto Ricci, della sociologa dell’educazione Luisa Ribolzi e del presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini
Uno degli autori del volume, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, dialogando con gli altri due ospiti – Roberto Ricci, presidente di Invalsi, e Luisa Ribolzi, sociologa dell’educazione – e con il pubblico, ha anche risposto alle principali obiezioni o problematizzazioni emersi in questi mesi.
Vittadini ha curato, nel 2014, la pubblicazione in Italia del fondamentale studio sulle Non cognitive skills del Premio Nobel Heckman. Lo ha ricordato Luisa Ribolzi nella sua introduzione, evidenziando la positività di questa linea di pensiero, che considera le persone, o i ragazzi, nell’unità della sua persona.
09’30” – Roberto Ricci. Il presidente dell’Invalsi fa presente che il tema, a livello internazionale, ai tavoli cui partecipa, non è più “se”, ma “come” introdurre la considerazione e il lavoro sulle character skills nella scuola. Ci sono paesi come Canada, Australia, Nuova Zelanda, che sono in fase avanzata. Guardando in casa nostra, non possiamo ignorare numeri preoccupanti, come i 150mila abbandoni scolastici, in 2,2 milioni di NEED (giovani che non studiano e non cercano lavoro), o il 39 per cento di chi ha conseguito la licenza media che non sa comprendere un testo di per sé chiaro per uno di quinta elementare. La considerazione di fattori non cognitivi che entrano in campo nel processo di apprendimento è irrinunciabile.
28’10” – Luisa Ribolzi sottolinea come in realtà nella scuola, anzi in qualsiasi rapporto adulto-ragazzo, sempre i tratti della personalità – gli aspetti socio-emotivi e caratteriali - entrano in gioco ma non vengono evidenziati, considerati criticamente e fatti oggetto di un lavoro consapevole. Quanto alla nuova legge, quando parla di valutazione non si intende affatto “dare i voti” alle soft skills, come certi critici hanno detto, ma “avere il polso della situazione”. Vengono sollevate obiezioni che toccano questioni importanti – chi stabilisce i criteri? Come non si invade la sfera morale del ragazzo che è di competenza della famiglia? Come evitare di introdurre un’agenda culturale nascosta? “Queste critiche vanno – sostiene Ribolzi – esplicitate in tutta la loro portata e articolazione, perché si possa dialogare e rispondere”.
50’10” – Giorgio Vittadini risponde alle principali obiezioni emerse fin qui. Prima obiezione: si mette in campo un approccio meccanicistico e funzionalistico, quantificando tutto, e questo comprime la personalità. Vittadini: al contrario, riconoscere e valorizzare le NCS è valorizzare i tratti della personalità umana. Seconda obiezione: la scuola deve trasmettere conoscenze, non creare ignoranti. Vittadini: ma senza NCS come si accede alla conoscenza? Terza: si vuole asservire la scuola al mondo produttivo. Vitta: si vuole aiutare la persona a non essere schiacciata dai meccanismi dell’esclusione. Quarta: con la NCS si discrimina e si lede l’uguaglianza. Vittadini: no, si interviene a beneficio di chi parte svantaggiato dal contesto familiare e sociale.
L’ultima sfida, per Vittadini, è quella di vincere la noia. Come? Qui ci vuole tutta la creatività dell’insegnante a far sì che il ragazzo sia protagonista e non termine passivo dell’apprendimento.
I nostri sistemi educativi sono disallineati rispetto alla società della conoscenza e alla realtà del lavoro. Metodo didattico, ma anche ambienti e strumenti sono da cambiare. Mettendo al centro lo studente