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Con la terza lezione concluso il corso 2023

Scuola di Sussidiarietà
Un confronto tra esperienze

  • 31 MAR 2023
  • Riccardo Bonacina
  • Marco Caldarelli
  • Guido Canavesi
  • Giorgio Capitanio
  • Angelo Stanghellini
  • Nazareno Tartufoli

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Oggetto di approfondimento: l’amministrazione condivisa, la nuova frontiera di cooperazione tra ente pubblico e realtà associative per la programmazione dei servizi sociali

“La co-progettazione quale strumento concreto per innovare i servizi alla persona “, questo il tema della Tavola rotonda con cui si è conclusa l’edizione di Macerata della Scuola di Sussidiarietà, diretta dalla costituzionalista Lorenza Violini. Non un dibattito teorico, ma un “Un confronto tra esperienze” coordinato da Riccardo Bonacina, fondatore di Vita non profit magazine, cui sono intervenuti

- Angelo Stanghellini, Dirigente area diritti e inclusione del Comune di Milano

- Riccardo Bonacina, Giornalista, fondatore di Vita non profit magazine

- Nazareno Tartufoli, Direttore Generale f.f. APSP IRCR Macerata:

- Giorgio Capitanio, Fondazione Avsi

- Marco Caldarelli, Assessore Associazionismo e Partecipazione, Comune di Macerata

Il corso di quest’anno ha messo al centro le prospettive dell’amministrazione condivisa, e cioè il metodo di governance che prevede uno stretto rapporto di cooperazione tra pubblica amministrazione e terzo settore per quanto riguarda la programmazione e la progettazione di servizi sociali. Si tratta di una novità importante contenuta nel Codice del terzo settore che traduce in pratica il principio di sussidiarietà orizzontale, in linea anche con importanti sentenze della Corte costituzionale in materia, in particolare la 131 del 2020.

Dopo una sessione introduttiva dedicata alla presentazione dell’ultimo Rapporto della Fondazione, “Sussidiarietà e... sviluppo sociale”, il corso ha dedicato la prima sessione ai fondamenti dell’amministrazione condivisa, alla dimensione costituzionale di co-programmazione e co-progettazione e ai cambiamenti organizzativi che ne conseguono. La seconda sessione ha approfondito “legislazione, prassi e prospettive di riforma” tra esternalizzazione e sussidiarietà per progetti.

 

Riparte da Macerata

la Scuola di Sussidiarietà

 

La terza sessione, infine, ha esaminato la “co-progettazione quale strumento concreto per innovare i servizi alla persona” attraverso appunto un confronto fra tre esperienze.

TRACCIA DEGLI INTERVENTI

 Canavesi - Siamo partiti affrontando il tema della sussidiarietà nei suoi termini generali, ne abbiamo visto l’importanza ma anche le ambiguità e le incertezze dal punto di vista dell’applicazione e della concezione. Siamo passati a confrontarci con un tema più tecnico entrando nella nuova prospettiva aperta dal codice del terzo settore e con la sentenza 131 del 2020 che ha sottolineato la dimensione procedurale di co-programmazione e co-amministrazione. E poi siamo entrati nel merito di cosa voglia dire una azione sussidiaria fondata sull’articolo 55 del codice del terzo settore con la sottolineatura della nuova dimensione collaborativa che dovrebbe assumere un rilievo sostanziale nel confronto tra PA e terzo settore e con le presentazioni di alcuni profili procedurali. Vogliamo concludere con la voce dei protagonisti, chiedendo a chi ha un’esperienza di raccontare e far capire dal di dentro casa vuol dire co-progettare e co-programmare.

Bonacina - Ricordo l’approvazione del decreto 72 nel 2021 sul tema della co-progettazione e co-programmazione: abbiamo esultato pensando che si compiva il cammino giuridico iniziato nel 2001 con l’introduzione in Costituzione della sussidiarietà. Invece per passare dallo strumento giudico alla pratica amministrativa occorre un cambiamento culturale, una prassi e degli strumenti appropriati. La regione Toscana ha fatto una legge apposita, passare dalla logica di mercato di concorrenza a una ottica collaborativa tra PA e terzo settore non è una cosa banale. Cosa significa oggi per i nostri ospiti la co-programmazione.

Stanghellini - Fare co-programmazione e co-progettazione è una scelta di posizionamento strategico, espressione qualificata dell’iniziativa autonoma dei cittadini. La funzione pubblica non è prerogativa esclusiva della PA. Si tratta di un terzo settore che mette al centro la promozione di attività di interesse collettivo e non la mera gestione di servizi dipendenti da erogazioni pubblici. La co-progettazione è forma di sussidiarietà altissima. Per la PA è una grande opportunità per capire che da soli non ce la facciamo. Ma il Terzo settore deve cambiare passo uscendo da alcuni vincoli identitari e atteggiamenti da advocacy, per collaborare.

 

La leadership nei corpi intermedi:
terzo settore, cooperative, sindacato

 

 

Tartufoli - Questa riforma a Macerata è stata un elemento determinante. La co-progettazione ha diverse sfaccettature. Quest’anno celebriamo i 20 anni del progetto Sportello InformAnziani. Nato in un momento tragico nell’estate del 2003 in cui ci furono parecchie vittime tra gli anziani per il caldo. Ci telefonavano molti anziani chiedendoci aiuto ma non eravamo in grado di offrire soluzioni perché facevamo solo case di riposo residenziali. In una condivisione con il presidente di una associazione che aveva lo stesso problema abbiamo creato uno sportello telefonico e fisico per rispondere a queste domande, diventato un punto di riferimento strutturato. Un altro progetto è consistito nel trasformare un centro diurno anziani: per la normativa nazionale è considerato un servizio semi-residenziale, ma abbiamo scoperto che può essere un servizio sanitario. Con un altro ente sociale è nato il servizio del bagno alle anziane a domicilio.

Capitanio - Fondazione Avsi lavora da decenni sulla co-progettazione fuori dell’Italia per lo sviluppo urbano di quartieri definiti “slum”. In Italia stiamo lavorando molto in alcuni comuni, ad esempio in Sicilia, per definire strategie delle aree interne. Ad esempio un parco pubblico a Caltagirone, per la cui gestione sono state coinvolte associazioni locali. La co-progettazione permette di restituire la responsabilità non solo al terzo settore ma soprattutto ai cittadini. Certi comuni invece sono abituati a pensare agli enti sociali come il loro braccio operativo.

Un’ultima notazione: il processo della co-programmazione non può essere limitato ai servizi sociali, noi per esempio lavoriamo anche nello sviluppo economico, in interventi urbani. C’è anche il settore profit: quando viene coinvolto in modo intelligente la società è favorita.

Caldarelli – Conclude tracciando un bilancio del corso che ha coinvolto molti funzionari pubblici e aperto prospettive di crescita per il terzo settore.

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