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VIDEO I Evento in collaborazione con Unioncamere 

Il senso del lavoro oggi
alla prova dei cambiamenti

  • 15 SET 2023

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I ritardi da recuperare. Le responsabilità educative e politiche. Tra i partecipanti, Silvana Sciarra (Presidente Corte costituzionale), Giorgio De Rita (Segretario generale Censis) e Giorgio Vittadini (Presidente Fondazione per la Sussidiarietà)

IL SENSO DEL LAVORO OGGI

Il confronto voluto da Unioncamere e Fondazione per la Sussidiarietà ha inteso essere un contributo a comprendere il cambiamento per cui il lavoro che aveva dato senso alla vita delle vecchie generazioni, non ha più lo stesso significato per le nuove. La domanda cruciale è: che cosa ha minato il senso del lavoro e che cosa può ridarlo? 

L’evento si è svolto il 13 settembre a Roma presso la sede di Unioncamere.

Con il coordinamento Alberto Orioli, Vice direttore vicario de “Il Sole 24 Ore”, sono intervenuti con relazioni   
·      Renato Brunetta, Presidente del CNEL 
·      Andrea Prete, Presidente di Unioncamere 
·      Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere 
·      Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis 
·      Francesca Coin, Sociologa alla SUPSI 
·      Tiziano Treu, Professore emerito all’Università Cattolica di Milano 
·      Silvana Sciarra, Presidente della Corte costituzionale 
·      Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà       

BRUNETTAInizia l’intervento con una riflessione sui cinque operai morti sul lavoro ai binari del treno a Brandizzo.  La loro morte interpella tutti a partire dalle istituzioni e dai corpi intermedi: abbiamo fatto abbastanza? Stiamo vivendo tre transizioni epocali: demografica (con il crollo della natalità), quella digitale (intelligenza artificiale) e quella ambientale-energetica. Nei corpi intermedi abbiamo il miglior strumento per affrontare i cambiamenti non opponendosi con nuove forme di luddismo, ma con il dialogo, la comprensione, l’accompagnamento. Il Cnel deve dare un segnale affinché  ritorni la cultura dei corpi intermedi. Lo sta facendo, per esempio, collaborando con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio,  per risolvere il problema dello  studio e del lavoro in carcere per eliminare la recidiva.     

Per saperne di più

I giovani nel lavoro cercano senso più che compenso

CONVERSAZIONE CON IVO LIZZOLA A CURA DI CARLO DIGNOLA

PRETE - Questo incontro nasce da un confronto con Giorgio  Vittadini: come cambia il mondo del lavoro? Tramite il nostro sistema Excelsior abbiamo verificato l’esistenza di un grave mismatch, la  mancanza di corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro.  Il 48% delle aziende afferma di non trovare i profili richiesti.  Tra il 2004 e il 2022 i lavoratori tra i 50 e i 64 anni sono diventati  da 4,5 milioni a 8 milioni e 300mila; i giovani under 35 da 7,6  milioni a 5,2 milioni. Nel 2050 ci saranno in Italia 8 milioni di  persone in età da lavoro in meno del 2022. Altri fenomeni negativi sono la fuga dei cervelli all’estero e i Neet, giovani che non studiano e non lavorano, che sono 1,6 milioni. L’immigrazione potrebbe essere una risorsa: ma dobbiamo immaginare dei processi di regolarizzazione e anche di formazione sulle professioni più  ricercate. La Germania lo fece quando ci fu la grande  migrazione dalla Siria, ammettendo persone con competenze  significative come i medici.  Inoltre bisogna dare più supporto alle lauree STEM (“Science, Technology, Engineering and Mathematics”),  alle specializzazioni in meccatronica, alle Its Academy.     

CRESCE LA FASCIA DEBOLE DEI LAVORATORI

TRIPOLI - Come è cambiato il lavoro dal 2007 a  oggi? Da allora c’è stato un succedersi di crisi finanziarie, il  Covid e la guerra in Ucraina. I dati del 2022: i lavoratori sono 23,1 milioni (+0,9 rispetto al 2007).  Tasso di occupazione: 60% (media Ue 69%). Lavoratori irregolari: 3 milioni. Tasso di disoccupazione: 8,2%. Si è ridotto il numero degli  occupati nel settore pubblico, è cresciuto nel  settore privato. Il lavoro autonomo è calato, sono cresciuti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato; è cresciuta la fascia più debole legata  a contratti brevi. Sono cresciuti i lavoratori a tempo  indeterminato, Ci sono più occupati nei servizi e  meno nell’industria e nell’agricoltura. E’ cresciuto il numero delle  donne che lavorano, sono oggi circa 10 milioni, come quello dei laureati: ma siamo sotto le medie europee. Gli under 35: le imprese fatte da giovani si riducono ogni anno, a causa del problema demografico. 

Il peso del lavoro nella vita - Il lavoro come fonte di reddito  principale si è ridotto, perché è cresciuto il peso dei  trasferimenti pubblici e delle pensioni. Ogni 100 persone in età  lavorativa ci sono 38 persone ultra 65enni.  Dal 2007 al 2022 la forbice tra i salari e i prezzi alimentari ed  energetici è cresciuta del 30%. 

Le scelte di “exit” - Il fenomeno delle grandi dimissioni è in  crescita perché i giovani chiedono di cambiare lavoro perché  non trovano soddisfazione umana e rispetto dei loro tempi, non  trovano conciliazione vita-lavoro. Sta prendendo piede il fare lo  stretto indispensabile, perché la vita vera è considerata quella fuori dal posto di lavoro. Lo pensano il 12% dei giovani. 

L’impatto della tecnologia - In Italia sono 700mila persone  quelle che lavorano nella gig economy. Lo smartworking si è  decuplicato, grazie alle piattaforme digitali; assistiamo a una  obsolescenza rapidissima delle conoscenze; solo il 25% di chi  lavora ha le conoscenze digitali minime. La prima modalità con cui avviene la ricerca di lavoro è  ancora il passaparola, i canali pubblici veicolano meno del 10%  delle possibilità. Oltre le competenze Green e digitali le imprese chiedono le soft skills, competenze che si educano, la capacità di lavorare in gruppo e la flessibilità. Le imprese che adottano  strategie per trattenere persone usano il tema dei salari,  l’equilibrio vita-lavoro, la maggior valorizzazione delle persone.   

GENERAZIONE PLAYLIST E DENATALITA’

 DE RITA - Ci sono processi strutturali di  lunga durata rispetto ai quali negli  ultimi 20 anni non abbiamo saputo fare politica. Il problema  demografico, ad esempio: fra 20 anni  avremo un terzo di ventenni in meno; quest’anno abbiamo  65mila bambini in meno nelle elementari. Avremo sempre meno lavoratori.  Poi c’è quello della transizione digitale ed ecologica: registriamo un gap di competenze difficile da recuperare nel breve periodo. I sistemi di selezione delle  imprese sono ancora artigianali, le stesse imprese sul tema  risorse, gestione, selezione, formazioni hanno investito poco. Ci  vuole una politica di recupero dei ritardi.   

 FRANCESCA COIN – Certe rilevazioni fatte in Inghilterra e in Usa, dicono che nel 2015 tra il 37 e il 50% dei lavoratori inglesi sentivano di svolgere lavori inutili, in America il 23%. Altre rilevazioni fatte  dicevano che solo il 5, 10% sente di svolgere  un lavoro inutile. Il fatto è che il senso di utilità è fortemente  soggettivo.   Ora l’elemento soggettivo ha  avuto poco ascolto nell’organizzazione del lavoro. Il denaro è  un problema ma anche il senso del lavoro è in primo piano. E’ stata coniata l’espressione: Generazione playlist: abbiamo abituato i giovani a adattare ogni cosa alle proprio  esigenze, è inevitabile che sarà così anche sul posto di lavoro.  Abbiamo brandizzato il riconoscimento  delle persone nelle aziende ma poi il personale chiede  possibilità di regolare i propri turni gestendo il proprio tempo  con la possibilità di lavorare da remoto. La pandemia è stata un  trauma che ha creato discontinuità perché il valore del tempo è  cambiato.   

TREU - Ci si occupa poco del senso del lavoro. Abbiamo costruito per un secolo un  insieme di diritti e tutele importanti, che hanno lo scopo di dare  dignità al lavoro, ma solo quello. E non per tutti: l’economia informale e irregolare è preponderante nel mondo. Occorre rafforzare le istituzioni  del lavoro. Di fronte all’esplosione della esigenze personali - oggi si  parla di lavoro personale, che è un termine nuovo - non bastano  le tutele e le protezioni, ci deve essere qualcosa di più.   

SCIARRA - Il tema della  spiritualità del lavoro ricorre nei padri costituenti e anche recentemente in un libro  del cardinale Zuppi. Questa impostazione di fondo si  trova nell’articolo 4 della Costituzione.  Assistiamo al rilancio della  doppia transizione verde e digitale. La sua urgenza comporta la perdita di posti di lavoro: non aver saputo  anticipare i tempi del cambiamento, è una criticità rispetto all’articolo 4 della Costituzione perché non c’è incontro fra  domanda e risposta. Il lavoro prestato attraverso le piattaforme digitali (si parla di management dell’algoritmo e di taylorismo digitale)  sono novità che ci fanno  interrogare: le tutele dei diritti si possono estendere  ai nuovi lavori? Cosa c’è rimasto di tradizionale? C’è l’algoritmo  che prima non c’era, ma il senso del lavoro rimane scolpito nei valori  costituzionali che non possono venire meno. Si usa spesso il  termine lavoro personale, per cui salta la netta distinzione tra autonomo e subordinato: la Corte di giustizia del diritto europea ha stabilito che si  deve prescindere dalla forma giuridica del contratto per  rispettare il caso personale di ogni lavoratore.  

 

VIDEO | La Fondazione al Meeting: l’intervento della presidente della Consulta

Sciarra: il lavoro
cuore della democrazia

 

DIBATTITO   

 Conclusa l’esposizione delle relazioni, si è dato spazio al dibattito assembleare. Sono intervenuti:   
·      Luca Antonini, Giudice della Corte costituzionale
·      Carlo Borgomeo, Presidente di Assaeroporti
·      Don Vincenzo D’Adamo, Rettore della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola
·      Simonetta Iarlori, Chief Human Resoruces & Org. Multiutility Toscana
·      Laura Lega, Capo Dipartimento Ministero dell’Interno
·      Massimo Luciani, Professore Emerito de “La Sapienza” e accademico dei Lincei    

CONCLUSIONI   

VITTADINI -  La dignità e responsabilità del lavoro sono scritte in Costituzione e insite nella nella profondità del  popolo italiano, come ben mostrato nei racconti di Guareschi o in un film come L’albero degli zoccoli di Olmi. Il lavoro e l’istruzione sono la  redenzione, il gusto di tutto. Quando visitai il carcere di Padova  un carcerato portò il certificato di lavoro e mi disse: "Da dentro il carcere lavoro e mantengo la mia famiglia, la mia vita è utile". Questa è  la cultura italiana: il lavoro come dignità, come possibilità di  corrispondere ai bisogni propri ma anche della società. Non si  nasce al lavoro per la funzionalità, ma per un ideale. Enzo  Jannacci parlava nelle sue canzoni di dignità nel lavoro. Bisogna ritrovare la dignità del lavoro. Lasciarsi alle spalle la cultura fordista per cui  io servo come un pezzo dell’ingranaggio o non servo. Occorre una istruzione che ridia gusto di conoscere, che dia entusiasmo ai ragazzi.  

I corpi intermedi. Nel vangelo c’è scritto  “guai all’uomo solo”. I corpi intermedi sono luoghi di  educazione e aiuto. La grande impresa deve capire che l’uomo è una risorsa, far sì che la persona sia un alleato.   

La Costituzione, le leggi: la dignità del lavoro deve tornare il  tema fondamentale della legislazione: il lavoro al centro  dello sviluppo; la lotta alla rendita e al lavoro  nero. È un tema che deve unire le forze politiche, come fecero De Gasperi e Togliatti per affrontare il problema dell’arretratezza a Matera.   

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