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Scuola di formazione politica 2024 / IV giornata (parte seconda)

L'Europa e la sfida tecnologica
tra Stati Uniti e Cina

  • 28 MAR 2024
  • Alessandro Aresu

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Semiconduttori, un'industria da 600 miliardi decisiva nella transizione digitale ed energetica. Il "triangolo impossibile" di Apple fra i due colossi mondiali e Taiwan. L'UE? Punti  sulla chimica

Alessandro Aresu, Consigliere scientifico Rivista Limes, ha svolto la lezione pomeridiana della quarta giornata della Scuola di formazione politica "Conoscere per decidere". Ecco una traccia del suo intervento (appunti non rivisti dall'autore)

Alla base della transizione digitale, ma anche energetica, in atto nelle economie e nelle società a più forte penetrazione tecnologica, c’è l’industria dei semiconduttori. Nata intorno agli anni 60, oggi è sempre più soggetta alle cosiddette infrastrutture di calcolo, sistemi a elevate prestazioni, complessi e costosi. Oggi anche le automobili sono dei computer su ruote. Un’auto contiene circa 1400 semiconduttori che controllano ogni cosa. Senza chip non potrebbe funzionare.

IL MONDO DEI SEMICONDUTTORI

L’industria dei semiconduttori vale circa 600 miliardi di dollari (il 48% è americano), ma il suo valore è ancora maggiore perché abilita altri tipi di industrie. I prodotti che fanno parte delle nostre esistenze, dai più semplici ai più complessi, sono realizzati da diverse aziende lungo filiere globali, nessun device è prodotto da una sola azienda.

Alla base c’è un preciso sistema molto avanzato di ricerca e sviluppo. Solo due, tre grandi aziende al mondo si occupano della proprietà intellettuale. A queste aziende si aggiungono quelle di “chip design” (come la Apple), cioè di progettazione dei  processori che vengono poi prodotti altrove (le aziende europee che si occupano di questa attività sono l’8%). La produzione dei semiconduttori, tra le più costose e complesse, viene realizzata soprattutto in oriente. Si tratta di oggetti sofisticatissimi, minuscoli, che vanno prodotti in quantità enorme. In questo processo produttivo si è specializzata la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, il più grande produttore indipendente di semiconduttori al mondo. L’Europa ha il 7% di produzione. I macchinari utilizzati in questi processi produttivi sono particolarmente complessi e avanzati. Si arriva a 10 miliardi di costo per macchine di questo tipo.

Per produrre i chip vengono utilizzate le cosiddette terre rare, di cui la Cina con il 60% è il massimo produttore al mondo, seguita dagli Stati Uniti al 15%. Essenziali in questa industria sono anche i prodotti chimici: dopo Stati Uniti e Giappone, gli altri maggiori produttori sono Francia, Germania, Corea. A questa fase segue quella di assemblaggio, test e packaging, in cui dominano ancora le aziende orientali e dove l’Europa ha il 5% della quota.

SE BYD SUPERA TESLA

Il primato nella produzione della tecnologia è ancora nei paesi asiatici. La BYD, azienda cinese, con 600mila dipendenti ha superato Tesla nella produzione di auto elettriche. Tante imprese occidentali che sono andate a produrre in Cina si sono ritrovate superate da aziende locali.

Gli Stati Uniti hanno già combattuto una “guerra dei semiconduttori” con il Giappone negli anni ’80, tramite dazi e controllo degli investimenti.

La Cina è diversa, per una serie di ragioni: la popolazione (e quindi la forza del capitale umano), l’industrializzazione su vasta scala, l’indipendenza dall’ombrello militare USA.

 

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MERCATO PROTETTO DAL PARTITO

La forza della Cina è il suo mercato, che è il maggiore acquirente al mondo. Anche se i privati sono il principale fattore di innovazione (ed essenziali per l’export), in Cina il sistema è "protetto" dalla competizione e le imprese nazionali, pubbliche e private, possono fare leva sul controllo di un enorme mercato. Il sistema del credito è controllato dal Partito e una sua deviazione è considerata una minaccia al suo potere da eliminare: lo si è ben evidenziato con la vicenda di Jack Ma di Alibaba.

IL TRIANGOLO IMPOSSIBILE DI APPLE

Il mondo del digitale continua ad essere plasmato dalla collaborazione tra USA e Cina. Il simbolo della globalizzazione recente è il “triangolo impossibile di Apple” con Stati Uniti, Repubblica Popolare Cinese, Taiwan.

Per realizzare l’Iphone, ad esempio, servono centinaia di aziende disseminate in diversi luoghi. La progettazione avviene negli USA (Apple è la seconda azienda americana per fatturato); il processore viene realizzato a Taiwan; l’assemblaggio avviene per la stragrande maggioranza in Cina, in un complesso di fabbriche, di proprietà di un’azienda di Taiwan, leader mondiale, in cui lavorano mezzo milione di persone.

Gli Stati Uniti sono continuamente impegnati in azioni per contrastare la potenza economica cinese: sanzioni finanziarie, controlli alle esportazioni, controllo della filiera industriale, organizzazione industriale per la sicurezza nazionale, individuazione ampia di «tecnologie critiche» ed espansione bipartisan della sicurezza nazionale (processo alimentato anche dall’attività del Congresso sulla base di elementi di intelligence). Le esigenze politiche e di interesse nazionale confliggono con gli interessi economici.

IA, GLI USA ANCORA LEADER

La Cina si sta concentrando sull’uso industriale dell’IA, ma rimane preponderante il ruolo americano. Dal punto di vista tecnologico in generale gli USA rimangono leader nel mondo. Il loro declino riguarda l’attività manifatturiera. Biden ha investito molto sulla transizione ecologica, ma non sappiamo come se la caveranno gli Stati Uniti nella competizione con le fabbriche orientali.

L’Europa conserva nicchie industriali molto importanti, ad esempio ASML, una multinazionale olandese fondata nel 1984 e specializzata nello sviluppo e nella produzione di macchine per fotolitografia che produce chip per computer e ha due grandi fornitori tedeschi, Zeiss e Trumpf.

LA CHIMICA, GRANDE CHANCE PER L'EUROPA

Impossibile per noi europei competere con la Cina. E non possiamo fare di nuovo l’errore di andare in Cina e cercare di conquistare il loro mercato.

Quello che dovremmo cercare di fare è non penalizzare ciò di cui disponiamo, ad esempio l’industria chimica. Su questo abbiamo la forza di sviluppare imprese che trainano. Le filiere per la mobilità elettrica, ma anche per il digitale, dipendono dalla chimica.

 

 

 

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