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VIDEO I Seminario promosso dalla Fondazione per la Sussidiarietà

La quinta libertà dell'Europa
Il dialogo Letta-Vittadini

Il capitale umano proposto come asse decisivo del prossimo quinquennio Ue: un mercato comune con al centro la persona, oltre a beni e servizi.  Perciò innovazione, ricerca, welfare per un vero sviluppo

Enrico Letta ha dialogato con Giorgio Vittadini partendo dalle tesi esposte nel suo Rapporto "Much more than a market", realizzato per il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Lo ha fatto nel corso di un affollato seminario a Milano, il 24 giugno, organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà (che all'Europa aveva dedicato il n. 5 della rivista "Nuova Atlantide", la Scuola di formazione politica di quest'anno ("Europa futuro presente") e il documento di lavoro "Comunità pensanti per l'Europa").

Ecco gli appunti della conversazione.

Enrico Letta: La domanda che mi sono posto quando mi hanno chiamato da Bruxelles per chiedermi di lavorare a un rapporto sul futuro del mercato unico europeo è stata “dove sta andando l’Europa”, le cui preoccupazioni sono tantissime. Basandomi sull’insegnamento di Jacques Delors, un cattolico europeista con un fortissimo spirito sociale che ha costruito l’Europa come la conosciamo, ho cercato di riscrivere i punti cardinali del mercato unico. Questo mercato non è un concetto astratto ma è fatto di persone.

UN’EUROPA LENTA E FRAMMENTATA

 Ho cominciato allora un viaggio attraverso l’Europa per incontrare le persone e ho pensato di farlo in treno. L’alta velocità è qualcosa che ogni paese europeo ha al suo interno ma mi sono reso conto che non esistono treni ad alta velocità che collegano le capitali europee. L’alta velocità funziona bene dentro ai singoli paesi ma non unisce le capitali. Così il mercato unico non funziona perché le barriere e le frontiere rimangono nelle nostre fisicità. Ho visitato 65 città ho incontrato piccole e grandi imprenditori, associazioni, lavoratori, la vera forza dell’Europa.

La Bella Addormentata: L'Europa nel mondo frammentato

Noi oggi abbiamo tutti la percezione che la vecchia Europa stia perdendo velocità. In tutte le città ho incontrato tante giovani start up, quando chiedevo "se aveste la bacchetta magica come la usereste?" la risposta è sempre stata la stessa: "Andrei negli Stati Uniti perché lì c’è un ambiente che finanzia, una dimensione più grande, più attiva", L’Europa è frammentata, il diritto commerciale è diverso in ogni paese.  Quali soluzioni allora?

CAPITALE UMANO, LA QUINTA LIBERTÀ

 Il tema principale è l’innovazione. Se oggi guardiamo dove abbiamo un problema  in Europa, è l’incapacità di considerare il rischio, ma se non si rischia non si vive. Gli americani prendono dei rischi e vincono. Nel rapporto parlo del mercato unico europeo conosciuto come quello delle quattro libertà: beni, capitali, persone e servizi. Ma queste quattro libertà sono le economie del ventesimo secolo, sono superate. Ecco allora la quinta libertà:  innovazione, ricerca, il capitale umano, le skills, con l’idea che questa quinta libertà possa essere il manifesto nei prossimi cinque anni dell’Europa.

NON SOLO LIBERTÀ DI MUOVERSI

Altro tema che oggi in Europa stiamo sottovalutando è questo: il mercato unico è visto solamente come libertà di muoversi. Questa libertà in realtà spacca l’Europa in due. Molti vedono l’Europa come l’opportunità di muoversi. Molti dei nostri popoli europei invece vedono l’Europa come una cosa lontana, che per raggiungerla ci vuole l’aereo. Questa divisione profonda che è la divisione delle democrazie occidentali fra coloro che sono mobili e gli stanziali, fra i centri e le periferie che creano comportamenti sociologici diversi. È necessaria una Europa che parli a tutti i cittadini europei, “freedom to move” e “freedom to stay”.

La situazione è drammatica: Il 10% della popolazione croata ha lasciato il paese; il 15% degli slovacchi in vent’anni ha lasciato il paese, lo stesso in Romania, Bulgaria e il nostro mezzogiorno. In Europa abbiamo messo una attenzione a certe dinamiche senza renderci conto che la mobilità in Europa ha un biglietto di sola andata, da est verso ovest e da sud verso nord. I paesi della cosiddetta “Golden Banana”, Germania, Francia, Benelux, Nord Italia, sono diventati attrattivi in modo tale che rendono impossibile viverci per chi ci è nato perché è talmente alta la quota di immigrazione che gli affitti sono diventati insostenibili.

MERCATO UNICO E COESIONE SOCIALE

 C’è una divisione radicale fra regioni periferiche che si stanno spopolando e i centri, noi diciamo che il mercato unico senza coesione sociale fa danni, quindi come usare i servizi di interesse generale? Essi non hanno cittadinanza nella discussione europea ma sono fondamentali: quando si sono persi ospedali e scuole, e dopo si perde tutto.

 Politiche sociali per un'Europa più giusta e inclusiva

Se l’Europa la consideriamo solo un mercato non abbiamo capito la vera forza dell’Europa. l’Europa non è scontata, sbagliamo se facciamo come gli inglesi che sono usciti facendo danni a loro stesi e a noi. Abbiamo bisogno di un senso di comunità e avventura collettiva. l’Italia era un grande paese quando il mondo era piccolo così Francia e Germania, quando il mondo era fatto di noi europei. Negli anni 80 non c’era competizione con India e Cina, erano il 4% dell’economia mondiale, oggi sono il 25%. Oggi Francia e Italia da soli sono paesi medi, il mondo è diventato enorme. Quando ci fu il Covid se avessimo tentato ognuno di fare il proprio vaccino saremmo ancora ad aspettarlo.

Giorgio Vittadini: Noi abbiamo chiamato mercato unico qualcosa che è stata l’assunzione a-critica del neo liberalismo, dell'idea sbagliata per cui l’egoismo dei singoli porterebbe al benessere collettivo. Questo ha creato disuguaglianza, incapacità di competizione, Abbiamo sostenuto che le scienze umane non devono avere al centro la persona.

Faccio quattro sottolineature.

La prima: scrivere in un documento come questo che la persona è al centro, rimettere a tema il capitale umano è una novità, una idea diversa e vera di mercato.  Rimettere al centro il capitale umano è più vicino al cuore degli europei, il primo fattore di differenza.

La seconda sottolineatura: riguarda la "biodiversità" economica. Abbiamo avuto una riduzione dell’idea di mercato quando abbiamo pensato che in un bosco ci dovessero essere solo le sequoie. Invece il mercato è diversità: c'è bisogno di multinazionali ma anche di piccole imprese.

Terza: la persona non è l’individuo singolo, ma è dentro le realtà sociali. Un mercato si genera nella misura in cui ci sono persone che si mettono insieme, in luoghi in cui si accumula pensiero, creatività.

Infine l’idea dell’unità fra welfare e mercato. Nelle teorie neo liberiste si dice che si accumula ricchezza e poi si distribuisce. No. Come dicono sempre più numerosi grandi studiosi contemporanei, l’ineguaglianza è un fattore di mancanza di sviluppo. Devi pensare al welfare nel modo in cui pensi al sistema produttivo, assicurare una casa, un quartiere, dei servizi, lo pensi nel modo con cui lo produci, non distruggi tutto e poi dici vi diamo qualcosa.

IL 28° STATO VIRTUALE

 Letta: il futuro dell’Europa passa attraverso soluzioni concrete, non scontri ideologici. Riprendendo il metodo di Delors, il mercato unico è la più grande realizzazione fatta in Europa, l’eliminazione delle frontiere interne. Ma lo ha fatto alleandosi con una anti europeista, la Thatcher. Pur di riuscire a farlo è riuscito ad allearsi con lei. Oggi solo il 17% delle piccole e medie imprese europee usa il mercato unico europeo. Vuol dire che l’83% considerano il mercato unico una minaccia, qualcuno che ti porta concorrenza in casa. Perché accade questo? Perché oggi il mercato unico lo abbiamo ma se dovete lavorare in Croazia dovete lavorare con il diritto commerciale croato, se andate in Svezia passate a un altro sistema, i sistemi fiscali sono tutti diversi, una piccola impresa non può farcela. La grande forza dell’Europa è il mix tra piccolo e grande, il Glocal. Se non siamo in grado di garantire la compresenza del piccolo e del grande finisce l’Europa.

Secondo me abbiamo questa legislatura per fare rapidamente alcune cose se non le facciamo alla fine di questi 5 anni siccome stiamo perdendo velocità i paesi europei dovranno porsi la domanda se essere una colonia americana o una colonia cinese. Dobbiamo creare un 28esimo stato virtuale con un suo diritto commerciale e giuridico, io piccola impresa scelgo quel diritto commerciale che vale in tutta Europa, questa è la chiave per superare la frammentazione europea.

L'ESEMPIO DI ERASMUS

 Vittadini: è necessario creare dei canali in cui qualcosa funziona al di fuori del vincolo dell’unanimità. Cosa ha funzionato di più dal punto di vista popolare? L’Erasmus. La gente può andare a studiare e poi lavorare dove vuole. Il 15% dei laureati italiani va a lavorare all’estero, io lo chiamo mercato del capitale. Se devo aspettare che i soldi arrivano dall’Europa non succede niente, ma se io creo qualcosa che interessa direttamente i gruppi di persone ad esempio il non profit,  le imprese, non mi metto a discutere con i 27 paesi, creo canali senza passare dall’alto. Ad esempio la formazione professionale invece di darla alle regioni tramite i fondi europei passando dal consiglio regionale diamo la possibilità di usufruire di un mercato unico che superi gli stati e le regioni andando direttamente alle realtà che operano.

Enrico Letta: il tema dell’Erasmus per le scuole secondarie superiori è importante, la generazione di mio padre nel dopoguerra si è trovata a studiare insieme venendo da ceti sociali e luoghi geografici diversi. Hanno fatto una esperienza umana insieme che fossero ricchi o poveri, è stata la base del miracolo economico italiano. Oggi cosa succede? Coloro che hanno soldi mandano figli a studiare all’estero, gli altri no. Le società europee sono divise su questo discrimine: chi ha i soldi manda i figli a studiare all’estero e la differenza è enorme. Un pezzo del bilancio europeo sia dato per consentire a tutti gli studenti di fare un pezzo dei loro studi all’estero pagato dall’Europa non dalla famiglia.

PER UN'ALLEANZA PUBBLICO PRIVATO

Il mercato unico dei capitali: la questione chiave è o mettiamo insieme privato e pubblico o non ce la faremo.  Uno dei flop del piano Next Generation Ue è che è solo pubblico, non vi partecipano i privati. La frammentazione dei capitali europei fa godere Wall Street. Si calcola che 300 miliardi di euro dei nostri risparmi alimentano le aziende americane, diventano azioni, producono profitto poi quei soldi tornano in Europa per acquistare le aziende europee ma sono soldi nostri. È la frammentazione in 27 mercati di capitali ha questo effetto. Il mio rapporto è molto concreto. Da cosa dipenderà il futuro dell’Europa? Se riusciamo a rispondere a come finanziamo la transizione sociale, digitale e quella verde. I prossimi anni saranno un disastro sociale ed economico per l’Europa. La transizione verde costa tantissimo, ma l’Europa non sa spiegare come si ottiene, abbiamo visto la protesta degli agricoltori che pensano che i soldi ce li devono mettere loro. Poi ci sarà la protesta dei lavoratori delle fabbriche automobilistiche a cui abbiamo detto che fra qualche anno finiranno.  Le transizioni vanno accompagnate perché c’è la vita delle persone dietro. Il tema di come trovare soldi per la transizione è fondamentale. Next Generation Ue sta per finire, buona parte dell’Europa non ne vuole un altro. Io propongo di costruire un pacchetto privato-pubblico attraverso l’integrazione del mercato dei capitali e un ponte che cerchi di incentivare gli investimenti dei privati.

LE DOMANDE DEL PUBBLICO

1.  Molte persone, specialmente di una certa età, avvertono uno scarto tra i principi ispiratori che hanno dato vita all'Europa unita e la realtà attuale dell'Unione europea e si chiedono che fine hanno fatto quegli ideali.

 2.  Avete parlato di un certo tipo di crescita e di sviluppo che pone la persona al centro e il welfare come un'opportunità. Al di là dei vari organismi politici, in che modo la realtà sociale, i corpi intermedi piuttosto che le scuole e i centri di formazione, possono -  in un’ottica sussidiaria - facilitare questo processo?

 3. L’idea di stato virtuale: come renderla reale, come convincere i vari paesi ad attuarla? E come favorire, nei singoli popoli, il senso di appartenenza a un unico popolo europeo?

 4. Da una parte c’è una cultura della omologazione, dall’altra la ricchezza della bio diversità come ha detto Vittadini che presuppone il raggiungimento di economie di scambio attraverso il dialogo. C’è davvero il desiderio di rimettersi a dialogare?

LE RISPOSTE

Letta – Innanzitutto direi che la proposta del"ventottesimo stato" non cancella il diritto commerciale; piuttostocrea terreno comune in grado di far scattare l’interesse delle imprese. Offrire più opzioni attrattive: è questa una modalità con cui si può superare la frammentazione senza uno scontro ideologico.

L’idea di Unione europea promossa da Delors non è mai stata quella di eliminare le identità nazionali. Bisogna costruire una identità su più livelli, più complessa e direi consapevole del fatto che ci sono elementi fondamentali che troviamo solo in Europa: rispetto, libertà religiosa, laicità. Noi abbiamo eliminato la pena di morte, consentiamo la libertà individuale, mettendo la persona al centro di tutto.

Nel mondo di oggi capisci l’Europa quando sei fuori dell’Europa.

Pensiamo all’uso dello smartphone: non è mai esistita nella storia dell’umanità qualcosa che ha prodotto, come lo smartphone, una seconda identità della persona che qualcuno può rubare e farci cose cattive. Qual è l’atteggiamento delle culture del mondo? Negli Usa dicono: questa è una regola di mercato. In Asia la risposta è: quei dati sono di proprietà dello stato. Quello che unisce noi europei è mettere la persona al centro di tutto. Preferiamo avere un po’ di regole sull’utilizzo della IA che lasciare campo libero a qualunque applicazione tecnologica. Io penso che tenere la persona al centro sia la chiave che rende l’Europa migliore di tutti gli altri e ne son orgoglioso. Molti americani e asiatici mi dicono: salvate l’Europa altrimenti tutto verrà spazzato via.

Leggi l'intervento di Enrico Letta sul nuovo numero di Nuova Atlantide

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