Economia > Sviluppo Sostenibile
ARTICOLO | Tema di "Atlantide" n. 44 (2018)

Ambiente ed economia: interconnessioni

“Un’alleanza tra lavoro e genio creativo per un nuovo ordine economico”: l’importante intervista di papa Francesco a Il Sole 24 Ore del settembre 2018 ha avvicinato l’enciclica Laudato si’ alle problematiche dell’Italia.

L’importante intervista di Papa Francesco a Il Sole 24 Ore del settembre scorso ha, se possibile, ulteriormente avvicinato l’ultima enciclica alle vocazioni migliori dell’Italia, a quella che penso sia la sua missione. Fin dalla sua pubblicazione ho considerato la Laudato si’1 il documento più autorevole, visionario e concreto sulle sfide che dobbiamo affrontare. La chiave di lettura che Papa Bergoglio ci ha proposto è quella di un’ecologia integrale – ma non integralista – che connette il tema dell’ambiente con quello della disuguaglianza, dell’economia, della finanza, della tecnologia, cogliendo tutte le interconnessioni del mondo contemporaneo. Chi impoverisce l’ambiente si rende partecipe di un “inarrestabile processo di esclusione”, ha spiegato Papa Francesco, segnando il leit-motiv dell’enciclica, in cui c’è una visione complessiva della dimensione umana e, allo stesso tempo, un approccio molto attento alle questioni concrete: temi tecnologici e scientifici, ma anche car-sharing, raccolta differenziata o le tipologie delle plastiche.
La Laudato si’ è il manifesto di un nuovo umanesimo che si coniuga con le questioni ambientali. Un manifesto che si è rivelato ad alto valore d’uso: chi ha seguito l’andamento della COP21 di Parigi nel 2015, sa quanto importante sia stata la mobilitazione attivata dall’enciclica per raggiungere un accordo, che oggi va difeso e coerentemente applicato. Fin dall’inizio sono stato convinto che, quale che sia la lingua in cui sia stata scritta, è possibile leggerla in italiano: una parte importante della nostra economia e della nostra società ne può rappresentare una prima importante approssimazione.
Questa convinzione si è molto rafforzata dopo l’ampia intervista rilasciata dal Santo Padre al Sole 24 Ore, che l’ha definita “una piccola enciclica”, in cui si parla di “un’alleanza tra lavoro e genio creativo per un nuovo ordine economico”. In molte parti il riferimento all’Italia è esplicito. Per questo mi ha veramente colpito l’assordante silenzio che ha caratterizzato la reazione del mondo politico e del mondo dell’economia, con qualche lodevole eccezione. Quasi si trattasse di un dibattito degno di un torneo cadetto, incapace di entrare in relazione con le confuse, fredde e poco convincenti risposte che si tenta di dare alla crisi economica e valoriale. Eppure già alla metà del secolo scorso Luigi Einaudi, certo non sospettabile di ostilità al mercato, diceva: “Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada; la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l’aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale”.2 E 110 anni fa nasceva l’Olivetti, un’impresa che per molti anni è stata leader nell’innovazione – al tempo stesso – tecnologica e sociale. Per Adriano Olivetti: “La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica”.3
Ma si può risalire molto più indietro. Mi accomuna, tra le altre cose, a Giorgio Vittadini il rispetto e la gratitudine per quell’elaborazione, soprattutto di matrice francescana, che seppe leggere nel sorgere dell’Italia dei Comuni i germogli di una nuova economia, di una nuova società. Penso al Costituto di Siena del 1309 o alle riflessioni di san Bernardino da Siena. Lì si trovano parte delle radici di quella missione dell’Italia che per Carlo Maria Cipolla è “produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”. Non è la contemplazione di un mondo antico ma è una materia prima formidabile per affrontare le sfide che abbiamo davanti.
Da anni la Fondazione Symbola  e Unioncamere, con il rapporto Green Italy, cercano di leggere con occhio meno pigro, e con più empatia, l’economia italiana. I risultati sono spesso sorprendenti per quanti sono abituati a vedere il Paese dal satellite, con gli occhi delle agenzie di rating o con le lenti di una politica che alimenta paure e rancori.
Al di là delle politiche, e talvolta senza di esse, circa un quarto delle imprese italiane (345.000) negli ultimi anni ha puntato sulla green economy, per superare la crisi e affrontare il futuro. Sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Quest’anno 474.000 nuovi contratti di saranno attivati da imprese che hanno fatto investimenti in campo ambientale.
La sfida per l’ambiente e per contenere i mutamenti climatici rappresenta dunque un’opportunità per costruire un’economia più a misura d’uomo e proprio per questo più competitiva. Le radici si trovano nel nostro peculiare modello economico in cui efficienza, qualità e bellezza, coesione sociale e legami territoriali alimentano la vita delle imprese. Pochi ad esempio sanno che, sempre per la nostra storia di Paese povero di materie prime, con il 18,5% di materia seconda sui consumi totali di materia, siamo in Europa una superpotenza nell’economia circolare: siamo quelli che hanno la percentuale più alta di riciclo sulla totalità di rifiuti (urbani, industriali, etc.) con il 76,9%: più del doppio della media europea (37%), più della Germania (42,7%) e meglio di Francia (53,6%), Regno Unito (43,6%) e Spagna (36,1%). Questo ci fa risparmiare ogni anno 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e 58 milioni di tonnellate di CO2 annessa.
Con 307 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto siamo secondi tra i gradi Paesi Ue per uso efficiente di materia, dietro la Gran Bretagna (236 t, economia trainata però dalla finanza) ma davanti a Francia (326), Spagna (360) e Germania (408). L’Italia è leader europeo per dematerializzazione dell’economia: per ogni kg di risorsa consumata genera 4 € di Pil, contro una media Ue di 2,24 € e un dato della Germania di 2,3 €.
Una nuova economia che riduce gli “scarti” ed è molto collegata alle relazioni umane. Quando Papa Francesco nell’intervista dice: “sbaglia chi pensa che i soldi si fanno con i soldi. Il singolo può essere bravo ma la crescita è sempre il risultato dell’impegno per il bene della comunità”, la sua non è una nobile petizione di principio che un politico “serio” può, o magari deve, ignorare. È una parte della realtà che è sotto i nostri occhi.
Il rapporto Coesione è Competizione di Symbola, Unioncamere e Aiccon ha verificato che le imprese più “coesive”, quelle che hanno migliori rapporti con comunità, lavoratori, territori, cittadini, sono anche più forti economicamente: crescono di più, producono più posti di lavoro. E sono più attente all’ambiente e all’innovazione.
La Laudato si’ e l’intervista de Il Sole 24 Ore non sono dunque simili al Cavaliere Inesistente di Italo Calvino, che peraltro aveva un suo perché, ma rappresentano una spinta necessaria e al tempo stesso efficace per costruire un futuro migliore dell’umanità. La concretizzazione di una riflessione “gioiosa e drammatica”, direbbe Papa Francesco. Una spinta che si nutre di saperi, talenti, tecnologie, innovazione ma che ha anche un cuore antico. Nelle scorse settimane, quando eventi meteorologici di una violenza di cui non c’era memoria, hanno abbattuto milioni di alberi ho pensato a un bellissimo passo della Regola Camaldolese del 1520 sulla gestione dei tagli nelle foreste Casentinesi. “E quando se n’ha da tagliare, il custode procuri d’esser presente, acciocché siano tagliati in que’ luoghi, et quegl’Abeti, che manco diminuiscono la selva, et manco le tolgano della sua bellezza et vaghezza”.
Un sapere antico che attraversa la nostra economia che ci torna oggi utile per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Per questo penso che l’intervista del Pontefice parli di noi e chiami alla mobilitazione le nostre migliori energie e che la politica e il pensiero economico che ignora queste riflessioni è stanco, inutile e forse dannoso.

1.  Laudato si’, Lettera enciclica del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015.

2.  L. Einaudi, Economia di concorrenza e capitalismo storico. La terza via fra i secoli XVIII e XIX, in Rivista di storia economica, giugno 1942.

3.  A. Olivetti, Discorso ai lavoratori di Pozzuoli, 1955.

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