Le attività dell’uomo stanno cambiando il mondo a un ritmo crescente. Fattori come il riscaldamento globale, il crescente fabbisogno di energia e di risorse, la congestione dei centri urbani, i modelli demografici che cambiano, l’estinzione delle specie stanno esercitando pressioni intollerabili sugli ecosistemi.
Occorre affrontare queste pericolose tendenze. Lo sviluppo sostenibile rappresenta una sfida globale e, per essere all’altezza della prova, sarà necessario operare cambiamenti fondamentali nel nostro comportamento. Dal 2001, l’Europa possiede una specifica strategia per lo sviluppo sostenibile. Connessa agli obiettivi più ampi dell’Unione Europea, essa mira a conseguire un benessere a lungo termine in una società sicura, sana, socialmente inclusiva, con elevati requisiti ambientali e in cui il cambiamento climatico resti entro livelli gestibili. Ai sensi del Trattato sull’Unione Europea, tutte le politiche debbono conformarsi all’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Sviluppo sostenibile significa soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza pregiudicare la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. È un principio che esige un intervento urgente su tre fronti. Il punto di partenza è un cambiamento dei metodi di produzione. Questo comporta la promozione dell’ecotecnologia, il miglioramento di processi e prodotti, e una spinta dell’innovazione organizzativa. Occorre inoltre modificare i modelli di consumo, garantendo una migliore informazione dei consumatori e la correttezza dei prezzi, utilizzando, all’occorrenza, normative e strumenti di mercato mirati. Dobbiamo migliorare la nostra governance con politiche contraddistinte da una maggiore coerenza e trasparenza. Abbiamo bisogno di una visione globale a lungo termine delle questioni in gioco e di una maggiore partecipazione pubblica. La Strategia europea per lo sviluppo sostenibile individua una serie di aree di intervento prioritarie. Queste includono il cambiamento climatico e l’energia pulita, la mobilità e il trasporto, una produzione e dei consumi sostenibili, la tutela e la gestione delle risorse naturali, la salute pubblica, la povertà globale e l’esclusione sociale, la demografia e la migrazione. Per ognuno di questi temi sono stati individuati diversi obiettivi e interventi. La strategia mira inoltre a una migliore governance, perfezionando le modalità di elaborazione e gli sforzi della politica per garantire una maggiore coerenza tra le varie linee politiche. Questo implica l’inclusione sistematica di una valutazione degli impatti sociali, economici e ambientali dei nuovi interventi politici, una maggiore partecipazione da parte di imprese e individui, e uno sforzo congiunto per garantire che le politiche siano fondate sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Siamo ben coscienti del carattere globale della sfida e siamo particolarmente attenti a unire i nostri sforzi a quelli compiuti dagli Stati Uniti e dalle altre principali potenze. Ci impegniamo a fondo, inoltre, nel dialogo con le economie emergenti di tutto il mondo. La sfida del clima esige un rapido intervento globale La portata e l’urgenza della sfida legata al clima esige un rapido intervento globale. Se vogliamo evitare un disastro su vasta scala, è necessario nei prossimi due decenni porre fine all’aumento delle emissioni di gas serra, i cui livelli entro il 2050 dovranno essere significativamente inferiori a quelli del 1990. Questo potrebbe comportare un paradigma economico del tutto nuovo e l’esigenza di optare per processi industriali molto più ecologici. Nell’UE, ci auguriamo di conseguire una riduzione delle emissioni del 30% entro il 2020 e di almeno il 60% entro il 2050. Dobbiamo inoltre fare in modo che i Paesi in via di sviluppo riflettano sulle modalità di riduzione della crescita delle loro emissioni. È necessario raggiungere un accordo sugli interventi nel prossimo futuro. L’innovazione è fondamentale se vogliamo ridurre il nostro impatto sul clima in maniera semplice e accessibile. Affinché siano percepiti i vantaggi dell’innovazione, occorre che siano disponibili sul mercato nuovi prodotti e servizi. Gli investimenti pubblici in R&S non saranno sufficienti per una loro introduzione su larga scala nei Paesi sviluppati e in via di sviluppo, e una sfida di tale portata esige significativi investimenti da parte del settore privato. Gli incentivi di mercato e la certezza delle norme a lungo termine rappresentano il metodo più efficace per attrarre investimenti privati. L’Unione Europea sta utilizzando la contrattazione delle emissioni come lo strumento più a buon mercato per la riduzione dell’inquinamento. Creando un valore di mercato per la riduzione del livello di gas serra, stiamo incoraggiando le aziende a effettuare investimenti nelle tecnologie che consentono un passaggio a un futuro a basso tenore di carbonio. Il Protocollo di Kyoto è stato sottoscritto da oltre 160 Paesi. Le nostre politiche in materia di clima e i nostri programmi di contrattazione delle emissioni hanno fatto dell’UE un capofila nell’attuazione del Protocollo di Kyoto e nella riduzione delle emissioni. Alcuni stati degli Stati Uniti, soprattutto la California, stanno elaborando i loro piani di contrattazione delle emissioni, collaborando a questo proposito con esperti dell’Unione Europea.
Negli ultimi anni sono stati registrati alcuni significativi progressi. Abbiamo adottato un nuovo sistema normativo per le sostanze chimiche, da cui ricaveremo le informazioni necessarie per migliorare il trattamento dei prodotti chimici e ridurre i rischi per i lavoratori, i consumatori e l’ambiente. Sul fronte del clima, nel marzo 2007 abbiamo fissato ambiziosi obiettivi per il 2020, che impongono l’utilizzo del 20% di fonti energetiche rinnovabili, risparmi del 20% grazie all’efficienza energetica e una riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990. Ci auguriamo di essere in grado di rivedere al rialzo questi obiettivi il prima possibile. In altri ambiti come il trasporto e la biodiversità stiamo lavorando per incrementare ulteriormente i livelli di qualità e di coerenza della politica ambientale dell’UE. Queste iniziative, assieme alla riforma progressiva delle politiche agricole e della pesca dell’UE, significano che ci stiamo muovendo per diventare una società sostenibile. Ma per giungere a destinazione dobbiamo agire velocemente e coinvolgere tutti. Questo intervento deve coinvolgere non solo i protagonisti globali come le istituzioni internazionali e le società multinazionali, ma anche i protagonisti a livello nazionale, regionale e persino locale. Dobbiamo pensare in grande e in piccolo. Lo sviluppo sostenibile deve essere una preoccupazione di tutti noi.