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Presentazione a Milano del Rapporto 2023 della Fondazione

Senza costruire il consenso
le infrastrutture restano al palo

  • 3 DIC 2023

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Salvini: rimuovere gli intralci, assicurare il diritto alla mobilità. Gli ex ministri De Micheli e Lupi: paziente lavoro di coinvolgimento delle realtà interessate. Vittadini: anche il "Nimby" può essere un'opportunità

Dopo la presentazione a Roma il 9 novembre, il Rapporto 2023 della Fondazione per la Sussidiarietà è stato al centro di un confronto a Milano, a cui hanno dato vita il ministro attuale delle Infrastrutture, Matteo Salvini, due ex ministri (Paola De Micheli e Maurizio Lupi) e cinque stakeholders di primo piano: Giovanni Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato di PwC Italia; Armando Brunini, CEO di SEA e Presidente di ACI Europe; Andrea Gibelli, Presidente esecutivo di FNM; Manuela Rocca, Direttrice Generale Aggiunta di TELT; Roberto Tomasi, Amministratore Delegato Autostrade per l’Italia

La presentazione del Rapporto è stata svolta da Roberto Zucchetti, Fondazione per la Sussidiarietà - Università Bocconi di Milano. Ha moderato il dialogo Lanfranco Senn, Professore emerito di Economia regionale, Università Bocconi di Milano. Le conclusioni sono state di Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà

Il Rapporto  "Sussidiarietà e... governo delle infrastrutture" analizza situazione e prospettive delle reti di mobilità, energia, risorse idriche e telecomunicazioni. E individua nel "dialogo per un bene comune" il metodo migliore per la loro progettazione e gestione.

 

Rapporto 2023: "Sussidiarietà e...
governo delle infrastrutture"

 

 

Ecco una traccia essenziale degli interventi.

Giovanni Andrea Toselli  ha svolto l'intervento introduttivo sottolineando che "le infrastrutture sono un fattore strategico: dobbiamo focalizzarci sugli investimenti sia per l’effetto positivo che possano avere per il Pil del Paese, ma ancora di più per il volano che rappresentano come generatori di efficienza e produttività

Roberto Zucchetti ha svolto la presentazione del Rapporto, mettendo in evidenza quattro questioni cardine: quali infrastrutture servono, com'è il quadro giuridico, quali sono i nodi da sciogliere nei processi decisionali e infine la sussidiarietà "come ipotesi di soluzione".

 

Infrastrutture: come rilanciare
un dialogo per il bene comune

 

 

"Il criterio di sussidiarietà – ha detto Zucchetti - fornisce una visione integrata del rapporto verticale fra le istituzioni centrali e le realtà locali con quello orizzontale tra pubblico e privato e privato sociale. Con questo criterio riteniamo che si possano sciogliere alcuni nodi, in particolare il cosiddetto Nimby ( Not in my back yard)". Altri nodi riguardano gli aspetti finanziari: la rete infrastrutturale è insufficiente,  "serviranno molti più soldi, ma il risparmio degli italiani è immenso e dobbiamo portare gli italiani a investire su infrastrutture che servono a loro, bisogna trovare strumenti finanziari che consentono un ritorno garantito a lungo periodo. Con il Pnrr sulle strade non si è investito abbastanza, attenzione che posizioni ideologiche non prevalgano".

NÈ DI DESTRA NÈ DI SINISTRA

 Il ministro Salvini ha presentato un'ampia panoramica dei lavori in corso al suo ministero. A cominciare dalle reti idriche: "Stiamo lavorando con gli enti locali nel nome della sussidiarietà, con decine di enti locali per un piano nazionale idrico che permetta di programmare per evitare di inseguire le emergenze come accaduto negli ultimi anni". Il ministro ha anche annunciato di aver finanziato la progettazione della diga di Vetto sull’Appennino reggiano. Casa: entro Natale verranno avviati gli incontri con le parti interessate in vista del varo di un piano nazionale che mobiliti anche risorse private. Quanto alla mobilità Salvini ha fatto l'elenco delle opere in fase di conclusione o che "potranno essere messe a terra, alcune grazie a risorse private". Eccone alcune: : il primo treno a idrogeno (in Lombardia fra pochi mesi), l'alta velocità Bolzano-Innsbruck, le ultime fermate del Metro 4 a Milano, la Gronda di Genova, il passante di Bologna, il nodo di Firenze, la Pedemontana lombarda. E poi gli investimenti sulla rete siciliana e calabrese, necessaria in vista della costruzione del Ponte sullo Stretto.

Nel corso del suo intervento non ha mancato Salvini di indicare i freni e gli ostacoli che andrebbero rimossi: i particolarismi locali, certi interventi pretestuosi della giustizia amministrativa, il vincolo dell'unanimità, il diritto di veto se non adeguatamente motivato. Poi l'auspicio finale: "Spero che le infrastrutture nel corso degli anni uniscano la politica perché le infrastrutture non sono di destra o di sinistra".

IL CONSENSO DEI TERRITORI

 Paola De Micheli  ha esordito ricordando il lavoro fatto come ministro delle Infrastrutture nel governo Conte II. "Sono stata protagonista della stesura del Pnrr: va detto che strade autostrade e aeroporti l’Europa non ce le lascia finanziare. L’alta velocità Salerno-Reggio Calabria non la voleva nessuno prima di noi. Abbiamo scelto di mettere 50 milioni per un primo studio di fattibilità per il Ponte sullo Stretto, che volevamo fare in modo diverso da quello attuale".

De Micheli ha indicato quale visione avere per il futuro del Paese dal punto di vista delle infrastrutture: "Il progetto Italia Veloce che riguarda porti, autostrade e ferrovie è funzionale a un ruolo egemone dell’Italia nel Mediterraneo". Ha poi risposto indirettamente a Salvini che sottolineava il diritto alla mobilità: "La mobilità dei più oggi è su strada. Più allarghiamo lo spazio di fruibilità nelle altre tipologie di trasporti, più allarghiamo l’esercizio del diritto alla mobilità". Quanto alla sussidiarietà, l'ex ministra ritiene che "non c’è nessuna infrastruttura che si possa realizzare senza il consenso dei territori. Da un lato i territori hanno bisogno di compensazioni; dall'altro si tratta di far accettare alla realtà locale la fatica di una infrastruttura sul suo territorio facendo capire che avrà un diritto in più e non una libertà in meno".

RISORSE PUBBLICHE E PRIVATE

 Maurizio Lupi  si è soffermato soprattutto sul metodo della sussidiarietà, che non va utilizzato solo quando si tratta di servizi alla persona o di educazione, ma certamente anche alle infrastrutture: "Non esiste realizzazione di infrastruttura dove non esiste il coinvolgimento di centro e periferia. Le infrastrutture sono talmente innestate nel territorio che bisogna coinvolgere diversi livelli, dal comune alla regione allo stato centrale". Lupi si è detto anche convinto che sussidiarietà e bene comune sono legati, perché la sussidiarietà permette di agire per uno scopo condiviso e una ricaduta positiva. Così, in una logica sussidiaria, "la risorsa pubblica deve diventar moltiplicatore della risorsa privata. Il pubblico va verso il privato non per ritirarsi, ma appunto per essere sussidiario, per garantire la pluralità e impedire il crearsi di monopoli".

AEREI, GOMMA E FERRO

 A riguardo del trasporto aereo, Armando Brunini ha lamentato la tendenza attuale in Europa  a imporre eccessive limitazioni, tasse, vincoli allo sviluppo, proprio mentre "tutte le previsioni globali fanno prevedere un raddoppio di domanda nel prossimo futuro". Quanto alla de-carbonizzazione, occorre seguire e incentivare la strada dei carburanti sostenibili, non tagliare le rotte.

Andrea Gibelli  ha soprattutto mostrato come il progetto di sviluppo di Ferrovie Nord (denominato FILI) è funzionale a una rigenerazione urbana e extra urbana su scala regionale A cominciare dall'asse Cadorna (centro Milano) – aeroporto di Malpensa, che vede coinvolte 24 amministrazioni locali, il treno a idrogeno sulla linea Brescia-Iseo-Edolo ha avuto consenso unanime. Il progetto Cadorna e il progetto Bovisa consistono non solo in un ammodernamento o potenziamento dell'infrastruttura, ma nel risanamento di vecchie fratture urbane, ricreando un tessuto connettivo con ampie superfici a parco.

E un' opera come la Torino-Lione come può avere un legame forte con la sussidiarietà? Emanuela Rocca ha spiegato che " tutti i soggetti coinvolti  hanno dovuto fare una riflessione e ripensare il percorso per renderlo ottimale dal punto di vista della sostenibilità, modificando un progetto realizzato sulla carta senza concertazione e condivisione con il territorio".

Altro elemento importante è "aver vissuto l’opposizione di sindaci e popolazioni, che poteva bloccare il progetto, come opportunità di migliorare l’approccio del promotore pubblico". Ora, tra l'altro, questo soggetto è franco-italiano con una governance binazionale: ciò "comporta costi maggiori – ha concluso Rocca - ma senza la capacità di una società binazionale di spingere in giusta direzione non avremmo superato alcune difficoltà come il cambio dei governi o le resistenze locali".

Roberto Tommasi ha spiegato perché secondo lui "è necessario preservare le autostrade". E i motivi sono: che esse rappresentano solo il 3% dei chilometri della rete stradale italiana, ma portano il 30% della percorrenza; che non è realistico pensare che il passaggio del trasporto dalla gomma al ferro cambierebbe qualcosa di significativo: "il 3% delle merci viaggia su ferrovia; se lo raddoppiassimo, portandolo al 6%, non avremmo ottenuto granché". Irrealistiche anche le drastiche riduzioni delle emissioni stabilite dall'Unione europea. Piuttosto " bisogna incentivare i bio carburanti".

IL MINIMO COMUNE MULTIPLO

Vittadini ha fatto notare che nel dibattito "gli elementi di convergenza sono stati più di quelli di dissenso". Su temi cruciali è emerso che occorre "trovare il minimo comune multiplo che possa essere mantenuto anche se cambiano i governi, cosa così frequente in Italia, altrimenti non ci costruisce o si disfa quello che si è cominciato.  Si è visto poi, ha sottolineato Vittadini, che " è assai utile che gli stakeholders diano informazioni alla politica, come nel caso dei grandi numeri esibiti a riguardo dello spostamento del trasporto da gomma a ferro". Quanto al fenomeno Nimby "è stato documentato che non è qualcosa di puramente negativo: se ci si ascolta e dialoga, contribuisce a migliorare il progetto".

Si possono fare infrastrutture che migliorano l’ambiente e si possono anche trovare soluzioni che riducono l'inquinamento: "a patto che ci sia dialogo, non slogan da talk show ma un lavoro paziente impegni popolazioni, sindaci, politici, stakeholders con la preoccupazione di conoscere bene gli elementi in gioco e di perseguire un bene comune". "Ci sono temi in cui maggioranza e opposizione, privato e pubblico, popolazione e politica devono lavorare insieme per arrivare al bene comune".

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