Si muore in età più avanzata all'Ovest, meno avanzata all'Est. Liechtenstein in testa alla classifica, Bulgaria in coda. Nell'ultimo trentennio i maschi accorciano il gap rispetto alle femmine
La attesa di vita, altre volte detta speranza di vita, è un indicatore della durata media della vita che ci si aspetta di vivere a partire da un'età stabilita. Essa esprime, in una definita popolazione, il numero medio di anni che restano da vivere a coloro i quali sono già arrivati ad una certa età x ed è tra gli indici maggiormente utilizzati nelle scienze attuariali e nelle statistiche demografiche perché permette di fotografare alcune caratteristiche della popolazione e di valutarne l’andamento sia temporale che spaziale. L’attesa di vita è strettamente correlata alle diverse età, e rappresenta una “stima statistica” della lunghezza media della vita che si ha davanti, stima in quanto è calcolata a partire da un definito insieme di dati (di mortalità e di sopravvivenza) di una popolazione a cui si applicano alcune ipotesi di sviluppo della popolazione stessa (la più importante delle quali assume che i rischi di morte che le persone viventi in quel determinato anno sperimentano alle diverse età rimangano gli stessi negli anni a seguire).
SPECCHIO DELLA SOCIETÀ
Essendo determinata a partire dai dati di mortalità, l’attesa di vita rispecchia in un certo senso lo stato sociale, ambientale e sanitario in cui vive una popolazione, e pertanto oltre a rappresentare semplicemente un indice demografico diventa utile per valutare quello che potremmo chiamare lo stato di sviluppo di una popolazione.
L’attesa di vita può essere calcolata a qualsiasi età, ma l’indicatore più usato fa riferimento al momento della nascita, perché in questo caso l’indice (che misura quindi il numero medio di anni che vivrà un neonato nell’ipotesi in cui nel corso della sua esistenza sperimenti alle diverse età i rischi di morte che si sono rilevati nell’anno di riferimento) assume anche il significato di vita media della popolazione per la quale è calcolato. Da questo punto di vista si deve osservare che l'aspettativa di vita alla nascita non va confusa con l'età media di una popolazione: la prima (attesa di vita) misura quanto a lungo ci si aspetta che durerà la vita media, mentre la seconda (età media) misura l'età media di chi è attualmente in vita.
Al Nord si campa più a lungo
dal Sud si va altrove a curarsi
Dal punto di vista dell’utilizzo dell’indicatore aspettativa di vita si devono distinguere due contesti: la speranza di vita alla nascita è l’indice che viene maggiormente utilizzato per confrontare tra di loro popolazioni di territori differenti perché rispecchiando lo stato sociale, ambientale, e sanitario di una popolazione rappresenta sinteticamente lo stato di sviluppo di quella popolazione; la speranza di vita ad una determinata età, invece, oltre ad essere l’indice che interessa di più il singolo soggetto che (avendo già vissuto un certo numero di anni) si interroga su quanti anni di vita gli si prospettano ancora, è l’indicatore che viene utilizzato tipicamente per molte attività programmatorie o previsionali in diversi campi (sanitario, pensionistico, assicurativo, …), soprattutto con riferimento alla attesa di vita a specifiche età (esempio: 65 anni).
INTERROGATIVI SULLE CAUSE
Per il modo con il quale viene calcolato (a partire dalle sole mortalità e sopravvivenza) l’indicatore speranza di vita non fornisce informazioni sulle cause che sono all’origine del suo valore in una determinata popolazione, ed è ampia la letteratura che si è data da fare per spiegare le eterogeneità che si riscontrano nei risultati (differenze di genere, differenze tra territori, differenze tra periodi, …), eterogeneità che il presente contributo cercherà di evidenziare a partire dagli ultimi dati sulle regioni dell’Europa resi disponibili sulla piattaforma Eurostat, dove i dati più recenti si riferiscono all’anno 2022.
OVEST PIÙ LONGEVO DELL'EST
La prima eterogeneità che si vuole mettere in evidenza riguarda i territori. Nella figura 1 è riportata la speranza di vita alla nascita nel 2022 nelle regioni d’Europa per la popolazione totale (maschi e femmine) dove i colori, come si nota nella legenda della figura, rappresentano classi di vita media: dai valori più bassi (in marrone) ai valori più alti (azzurro scuro). Si osserva facilmente che l’Europa risulta divisa in pratica in due grandi aree: da una parte le nazioni (e quasi tutte le loro regioni) dell’ovest, che hanno una aspettativa di vita superiore a 81 anni; dall’altra le nazioni (e regioni) dell’est, che hanno una aspettativa di vita inferiore a 81 anni. A separare le due aree ci stanno, al centro come un cuscinetto, la Germania e la Danimarca, le cui attese di vita si situano tra 80 ed 82 anni. La stessa divisione ovest-est si osserva, curiosamente, anche nelle regioni del nord, con la Norvegia, la Svezia e l’Islanda posizionate sui livelli più alti, e la Finlandia che sperimenta invece valori più bassi. La figura evidenzia anche come quasi tutte le regioni italiane (si vedano successivamente i dettagli) si posizionano nelle classi più elevate di speranza di vita alla nascita.
Longevità e qualità della vita:
il boom dei centenari
Il dato dell’anno 2022 è il più recente messo a disposizione da Eurostat ma sconta evidentemente l’effetto sulla speranza di vita dovuto alla pandemia da Sars-CoV-2. Tramite il sito web di Eurostat (lo diciamo per i curiosi) è possibile una analoga rappresentazione per anni diversi dal più recente: se, ad esempio, consideriamo il 2019, anno pre-Covid, la distribuzione geografica della speranza di vita alla nascita non risulta molto diversa da quella di figura 1 (anno 2022), ma posizionata su valori leggermente più elevati (in media di circa 5 mesi.
Figura 1. Attesa di vita alla nascita nelle regioni europee. Popolazione totale. Dati 2022. Fonte: Eurostat
LIECHTENSTEIN CAPOCLASSIFICA
Considerando le singole nazioni dell’Europa la vita media più lunga la sperimenta il Liechtenstein (83,9 anni), seguita dalla Svizzera (83,7) e dalla Spagna (83,2), ma anche l’Italia con 82,8 anni si trova nelle prime posizioni. Scendendo al dettaglio delle regioni al primo posto si colloca la Comunidad de Madrid con una aspettativa di vita per il totale della popolazione di 85,2 anni, seguita dalla provincia di Trento con 84,4 anni e dall’Ile de France con 84,1.
A livello di nazioni europee risultano di interesse i dati della tabella 1 nella quale, oltre alla attesa di vita alla nascita nel 2022, sono rappresentate per ogni nazione le variazioni nella aspettativa di vita tra il 2022 e, rispettivamente, il 2019, il 2002, ed il 1992, così da poter osservare cosa è successo a questo indicatore in una finestra temporale di 30 anni. Inoltre, sempre in tabella 1, i risultati sono riportati suddivisi per genere, elemento che costituisce la seconda grande eterogeneità che caratterizza l’aspettativa di vita.
BULGARIA FANALINO DI CODA
In termini di vita media i valori più bassi si osservano tra le donne in Bulgaria (77,9 anni) e Serbia (77,9) e tra gli uomini in Bulgaria (70,6) e Romania (71,3), mentre i valori più alti si riscontrano per le donne in Spagna (85,9) e Svizzera (85,5), e tra gli uomini in Liechtenstein (83,0) e Svizzera (81,8). L’Italia si posiziona bene con una vita media di 84,8 anni tra le donne e di 80,7 tra gli uomini.
Tabella 1. Attesa di vita alla nascita nelle nazioni europee nel 2022, e differenze rispetto al 2019, al 2002, ed al 1992. Fonte: Eurostat
Per chi preferisce guardare le immagini anziché navigare tra i numeri delle tabelle, la figura 2 presenta i valori di attesa di vita alla nascita nelle nazioni europee, sempre con i dati dell’anno 2022, separati per genere ed ordinati in maniera decrescente rispetto alla attesa di vita per le donne.
Figura 2. Attesa di vita alla nascita nelle nazioni europee. Dati 2022. Fonte: Eurostat
TRENT'ANNI DI CRESCITA
Nel periodo di 30 anni che va dal 1992 al 2022 la vita media è cresciuta in maniera importante in tutte le nazioni europee (tabella 1). Tra le donne la nazione dove l’aspettativa di vita è aumentata di meno è l’Islanda, con una vita media cresciuta di 2,6 anni, seguita dall’Olanda con 2,7 anni, mentre la nazione che ha tratto maggiore beneficio è l’Estonia (7,5 anni) seguita dal Lussemburgo (6,6); tra i maschi la crescita minore è stata sperimentata in Bulgaria (2,8 anni) seguita dalla Grecia (3,6), mentre all’estremo opposto si posizionano l’Estonia (con un aumento di 10,2 anni) e la Slovenia (9 anni). L’Italia in 30 anni ha guadagnato 4 anni di speranza di vita tra le donne e 6,5 anni tra gli uomini.
IL GAP DI GENERE E ILL POST-PANDEMIA
Nonostante la robusta differenza nell’aumento della aspettativa di vita tra i due sessi, con i maschi che hanno guadagnato in tutte le nazioni europee più anni delle donne, il gap di genere nel 2022 è ancora piuttosto elevato: si va dai 2,3 anni del Liechtenstein e 2,5 dell’Islanda agli 8,7 di Estonia e Lituania e fino ai 10 anni della Lettonia.
La tabella 1 permette di fare qualche considerazione anche sull’effetto che ha avuto sulla speranza di vita la pandemia da Sars-CoV-2. Tra le femmine Lussemburgo, Malta e Svezia sono tornate ai livelli di aspettativa di vita prepandemici (2019) mentre tutte le altre nazioni sono ancora in deficit, con Cipro, la Finlandia, l’Islanda e la Lituania che devono recuperare un anno o più (ed anche all’Italia manca ancora quasi un anno); tra i maschi il Lussemburgo, il Liechtenstein, il Portogallo e l’Irlanda hanno già superato i valori del 2019, la Danimarca ha recuperato il gap, ma tutte le altre nazioni sono ancora negative rispetto al periodo pre-pandemico, con la Bulgaria che deve recuperare un anno e l’Italia che è sotto ancora di circa 8 mesi.
MACRO AREE E REGIONI
Così inquadrato il contesto europeo è il momento di fare un approfondimento sulla situazione italiana per macroaree e per regioni (tabella 2). A fronte di una speranza di vita di 84,8 anni tra le femmine italiane nel 2022, il nord ed il centro presentano valori superiori mentre il sud e le isole hanno valori inferiori alla media; tra le regioni, le province di Trento (86,4) e di Bolzano (85,8) presentano i valori più elevati, mentre la Sicilia (83,4) e la Campania (83,1) mostrano i valori più bassi. Analogo risultato si osserva tra i maschi nelle macroaree, con il nord ed il centro che presentano valori superiori mentre il sud e le isole hanno valori inferiori alla media; per quanto riguarda le regioni è ancora la provincia di Trento (82,3) a guidare il gruppo, seguita questa volta dalla Emilia-Romagna (81,6), mentre all’estremo opposto troviamo ancora la Sicilia (79,5) e la Campania (79,1).
Tabella 2. Attesa di vita alla nascita nelle regioni italiane nel 2022, e differenze rispetto al 2019, al 2002, ed al 1992. Fonte: Eurostat
La figura 3 presenta i valori di attesa di vita alla nascita nelle macroaree e nelle regioni italiane, sempre con i dati dell’anno 2022, separati per genere ed ordinati in maniera geografica da nord a sud.
Figura 3. Attesa di vita alla nascita nelle regioni italiane. Dati 2022. Fonte: Eurostat
IL PARZIALE RECUPERO DEI MASCHI
Anche per le regioni italiane è possibile esaminare come è cambiata l’aspettativa di vita nel periodo di 30 anni che va dal 1992 al 2022: come si osserva in tabella 2 la vita media è cresciuta in maniera importante in tutte le regioni (e le macroaree). Tra le donne la regione dove l’aspettativa di vita è aumentata di meno è la Valle d’Aosta (2,6 anni), seguita dalla Sardegna (3,2 anni), mentre sul lato opposto si trovano il Friuli (4,6) ed il Lazio (4,6); tra i maschi la crescita minore è stata sperimentata in Basilicata (4,5 anni) ed in Molise (4,7), mentre gli aumenti più significativi sono risultati a favore di Valle d’Aosta e provincia di Trento, entrambe con un aumento di 8,7 anni.
Così come nel resto d’Europa, anche in Italia la importante differenza a favore dei maschi nell’aumento della aspettativa di vita tra i due sessi che si è verificata negli ultimi 30 anni non ha colmato il gap di genere che esisteva: nel 2022 la differenza a favore delle donne è ancora piuttosto elevata, perché a fronte dei 4,1 anni della media nazionale si va dai 3,4 anni della Valle d’Aosta e 3,5 dell’Emilia-Romagna ai 4,7 di Abruzzo e 4,8 anni della Sardegna.
Nella tabella 2 è presente anche la differenza tra i valori di aspettativa di vita del 2022 e del 2019, il che permette di valutare per le regioni e macroaree del nostro paese l’effetto che ha avuto la pandemia da Sars-CoV-2. Solo la Valle d’Aosta, e solo tra i soggetti maschi, ha raggiunto nel 2022 la speranza di vita che aveva nel 2019: tutte le altre regioni, in entrambi i sessi devono recuperare, chi più e chi meno; inoltre in quasi tutte le regioni le femmine devono recuperare di più dei maschi. Tra le femmine la Valle d’Aosta (2,4 anni), la Sardegna (1,9) ed il Molise (1,8) sono le regioni che devono recuperare maggiormente, mentre tra i maschi il gap rimane elevato per Abruzzo (1,1), Marche, Molise e Sardegna (1 anno).
ASPETTATIVA DI VITA NELLE DIVERSE ETÀ
Un ultimo gruppo di dati è riportato in tabella 3, dove viene messa a confronto, per alcune selezionate nazioni europee e per genere, la lunghezza attesa della vita media nel 2022 a diverse età (alla nascita, a 55 anni, a 65 anni, a 75 anni, a 85 anni). Si è detto all’inizio che la speranza di vita può essere calcolata a qualsiasi età, e la tabella 3 mostra come cambiano i valori della lunghezza attesa della vita media col crescere dell’età. Come è logico che sia, considerate le modalità con cui viene calcolata la speranza di vita a partire dai dati di mortalità e sopravvivenza, mano a mano che l’età avanza (e quindi si è sopravvissuti agli eventi di decesso delle età precedenti) da una parte si riduce l’aspettativa di vita (dati non presentati in tabella ma ricavabili per differenza tra la lunghezza della vita attesa e l’età di riferimento indicata in testa ad ogni colonna), ma dall’altra si allunga la durata complessiva della vita attesa per una determinata generazione. Più si invecchia, e quindi più si sopravvive, più aumenta la lunghezza complessiva attesa della vita. Da quanto riportato in tabella 3, e guardando ad esempio ciò che i dati del 2022 dicono per il nostro paese, un neonato ci si aspetta che viva (in media) fino ad 84,8 anni se femmina (ad 80,7 se maschio); se però ha già raggiunto i 55 anni allora ci si aspetta che viva (sempre in media) fino ad 86 anni se femmina (ad 82,6 se maschio); se ha raggiunto i 65 anni ci si aspetta che viva fino ad 86,9 anni se femmina (ad 84 se maschio); se ha raggiunto i 75 anni ci si aspetta che viva fino ad 88,6 anni se femmina (ad 86,6 se maschio); e se ha già raggiunto gli 85 anni ci si aspetta che viva fino a 91,8 anni se femmina (a 90,8 se maschio). E’ anche interessante osservare che mano a mano che l’età a cui si sopravvive cresce, il gap differenziale tra maschi e femmine nella durata della vita media diminuisce.
Tabella 3. Lunghezza attesa della vita media nel 2022 a diverse età (alla nascita, a 55 anni, a 65 anni, a 75 anni, a 85 anni) in Italia ed in alcune nazioni europee. Fonte: Eurostat
L’attesa di vita alla nascita, assumendo anche il significato di vita media della popolazione, dà una idea di come sia lunga la vita che ogni nuova generazione si aspetta di vivere (in media, naturalmente), ma talvolta viene male interpretato il suo vero significato. Per via delle modalità del suo calcolo, ad un allungamento della speranza di vita tra un periodo ed un altro non corrisponde necessariamente un vero allungamento della vita, e cioè un aumento della popolazione anziana, un invecchiamento della popolazione, ma può essere, ad esempio, la semplice conseguenza della riduzione della mortalità infantile senza che ciò porti ad un allungamento nella soglia di vita complessiva di una persona. Questo fenomeno, pur indicando una tendenza che dice che in media la durata della vita si sta allungando, deve indurre un po’ di prudenza nell’interpretare quantitativamente le variazioni (sia geografiche sia temporali) dell’indicatore perché tali variazioni numeriche possono risentire almeno in parte di fenomeni (vedi la mortalità giovanile) che in realtà poco hanno a che fare con l’allungamento della vita.
DIBATTITO APERTO E DIETA MEDITERRANEA
Sulle ragioni delle più importanti eterogeneità osservate (tra territori, tra generi) e sull’andamento delle variazioni spazio-temporali nella speranza di vita il dibattito è aperto. Ad esempio, secondo taluni il gap tra maschi e femmine (ed il suo andamento nel tempo) sarebbe causato dal maggiore stress esercitato dalla società industrializzata sul genere maschile, mentre per altri vanno chiamati in causa fattori come le differenze biologiche e genetiche tra i sessi e le diverse abitudini di vita (fumo, alcol, …). Sempre ad esempio, poiché la lunghezza della vita media è aumentata considerevolmente nei paesi economicamente avanzati la ragione di tale allungamento viene attribuita al miglioramento delle condizioni igieniche, alla riduzione della mortalità infantile ed ai notevoli progressi (in generale) in campo medico. Ancora a titolo di esempio, ma questa volta per quanto riguarda il nostro paese, il riferimento va spesso alla cosiddetta “dieta mediterranea” che avrebbe un effetto benefico in termini di allungamento della vita. In tutti i casi si tratta di ipotesi di lavoro, a volte più ed altre meno condivise, che cercano di spiegare (ed in questo tentativo mettono evidentemente in gioco personali visioni di come va il mondo) l’azione del complesso mix di fattori che possono giocare un ruolo nella determinazione numerica della lunghezza della vita media.
Il fatto che la speranza di vita sia un indicatore della durata media della vita, come del resto insito nel concetto stesso di media, non rappresenta di per sé una garanzia che per ciascuno di noi la vita avrà la durata calcolata dalla speranza di vita: si tratta di un indicatore che segnala una tendenza, che può essere utile per fare confronti tra territori e fra popolazioni, e che può fornire informazioni che aiutano la programmazione di diverse attività (sanitarie, attuariali, assicurative, …).
ASPETTATIVA DI VITA IN BUONA SALUTE?
Dal punto di vista del calcolo dell’indicatore e della sua interpretazione si sta segnalando una corrente di pensiero che critica la modalità con cui viene calcolata la aspettativa di vita e ne propone la sostituzione (o almeno l’integrazione) con un altro indicatore sempre di speranza di vita ma riferito non alla vita complessiva bensì alla vita in buona salute (aspettativa di vita in buona salute o aspettativa di vita libera da disabilità). Nulla quaestio che dal punto di vista demografico si possano calcolare molteplici e diversi indicatori legati alla durata della vita di una popolazione, indicatori che avranno i propri pregi e difetti (come del resto anche la speranza di vita di cui si è fin qui discusso), la propria interpretazione, ed i propri utilizzi, ma l’idea di una aspettativa di vita esplicitamente legata alla specificazione “in buona salute” urta non poco chi scrive per almeno due ordini di motivi: da una parte perché mette in gioco un criterio definitorio del tutto soggettivo e personale (cosa significa “in buona salute”?) difficile da stabilire (anche se poi si può trovare qualche regola arbitraria, e come tale discutibile, per arrivare ad una definizione quantitativa, come la seguente adottata da Eurostat: “una buona salute è quella identificata dalla assenza di limitazioni funzionali e dalla assenza di disabilità”) e da misurare; dall’altra (e molto più gravemente) perché induce a pensare che la vita (o la vita che ha valore) è solo quella “in buona salute”, cancellando con un colpo di spugna demografico i milioni di persone che vivono, a volte anche tanti, anni di vita in condizioni che probabilmente non rientrano nell’idea di “buona salute” che sta dietro l’indicatore proposto ma la cui vita vale comunque la pena di essere vissuta.