La lezione di Enzo Moavero Milanesi. Stati nazionali sempre più ininfluenti. L'UE ha la dimensione giusta per giocare ancora un ruolo. Ma la sua architettura istituzionale va ripensata.
Ecco gli appunti (non rivisti dall'autore) della lezione di Enzo Moavero Milanesi, già Ministro per gli Affari Europei, Professore di Diritto dell’Unione Europea al College of Europe di Bruges e all’Università Luiss di Roma. La lezione è stata tenuta nella sessione conclusiva del sesto ciclo della Scuola di formazione politica "Conoscere per decidere". Nella stessa sessione ha tenuto una lezione anche Ignazio Visco, economista e già Governatore della Banca d'Italia.
Prendo le mosse dalla constatazione del disequilibrio che caratterizza il mondo nella nostra epoca e investe l'Europa. Esso è determinato da vari fattori. Il primo è la guerra: nel continente europeo e il riaccendersi della guerra nella riva sud del Mediterraneo, che è il fianco meridionale del nostro continente.
Un secondo fattore è la velocissima dinamica dell'evoluzione sociale ed economica nel mondo. A un certo punto si è cominciato a notare che la globalizzazione non aveva l'Europa come protagonista attivo.
Addirittura, potremmo dire col senno di poi, è una globalizzazione che è entrata in Europa. La grande espansione dell'economia cinese è l'esempio più evidente. Ma non mi limiterei al fattore economico guarderei anche la globalizzazione nell'ottica delle grandi migrazioni.
Il cambiamento climatico è un altro grande fattore che caratterizza la nostra epoca che determina movimenti migratori e influisce pesantemente sulle sorti economiche degli Stati.
LO STATO ININFLUENTE
Che cosa ci fa capire questo dinamismo del mondo odierno? Che la dimensione Stato in Europa è diventata ininfluente. Noi vediamo bene che anche gli Stati più importanti del continente europeo che facciano o non facciano parte dell'Unione europea - pensiamo alla Germania, pensiamo al Regno Unito, alla Francia, pensiamo anche alla nostra Italia - sullo scenario mondiale pesano poco. Gli Stati europei non governano, non riescono a gestire e a governare nel senso di tenere sotto un minimo di organizzazione un fenomeno che li travalica totalmente. Pensiamo allo sviluppo tecnologico. Le grandi potenze europee dell'Ottocento e della prima parte del Novecento fondano il loro essere potenza anche sul controllo delle grandi tecnologie dell'epoca. Tecnologie industriali e purtroppo anche militari, tecnologie nutrite da materie prime pensiamo al carbone che in Europa abbondavano e tutto sommato ancora ci sono. Oggi pensiamo alle nuove tecnologie basate sulle cosiddette terre rare, su minerali come il litio, che in Europa non ci sono.
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Demografia, tecnologia, mercato:
quale futuro per l'Europa?
BEN VENGA L'UNIONE EUROPEA
Se gli Stati europei non sono più in grado individualmente di influire, ben venga l'esistenza dell'Unione Europea. L’Europa può ancora avere un peso e in effetti se noi guardiamo i dati aggregati dell'Unione Europea a livello di economia, di capacità produttiva e commerciale, abbiamo dei dati oggettivamente ancora estremamente lusinghieri. Se poi pensiamo ai nostri sistemi previdenziali e al welfare, l'Europa è addirittura più avanti di tutti. Certo se guardiamo al controllo delle tecnologie il bicchiere è molto più vuoto che pieno. Le grandi tecnologie di oggi si sviluppano e crescono fuori dall'Europa, inutile nasconderselo. Chi di noi ha in tasca un telefono cellulare fabbricato in Europa?
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La ragion d’essere dell’UE messa alla prova
ARCHITETTURA INADEGUATA
Dobbiamo dunque passare alla dimensione europea che presenta una forma organizzativa. Ora, la struttura dell'Unione Europea non è poi così diversa dalla struttura delle Comunità europee (Ceca, Cee) degli anni 50: un Parlamento (che prima si chiamava assemblea), una Commissione e un Consiglio che rappresenta gli Stati. Si sono aggiunte una Banca europea e una Corte di giustizia, ed altri organismi. I padri fondatori – Adenauer, Schuman e De Gasperi – pensavano a un processo che portasse alla creazione di una Federazione degli Stati europei. Non è successo. L'Europa è rimasta con questa sorta di attesa messianica di un qualcosa, la Federazione, di cui però si ha paura a parlare, e di cui quando si parla si finisce per litigare. Morale: abbiamo un'architettura europea inadeguata. L'Unione Europea non è riuscita a sostituire gli Stati nazionali né politicamente né istituzionalmente né nel peso politico complessivo sullo scenario mondiale. Perché è rimasta in mezzo al guado.
I veri colpevoli di questa situazione non sono gli Stati come entità astratta, nemmeno il principio di unanimità (che certo ha i suoi limiti). I veri colpevoli sono i governi degli Stati. Che non trovano le maggioranze, non riescono a trovare un accordo per esprimere determinate linee politiche, non convergono all'unanimità dove è prescritta. Perché? Forse, stringi stringi, possiamo rifarci alle parole che vengono attribuite al generale De Gaulle, il quale disse: "Ma se poi si fanno questi Stati Uniti d'Europa, io cosa divento come presidente francese? Un po’ come il governatore del Texas o della California".
PER UN PROCESSO COSTITUENTE
Noi abbiamo il Parlamento europeo, andiamo a votare a giugno, lo eleggiamo. A me capita delle volte anche a lezione in università di sentir dire ma in fondo non fa niente. E no, non è vero. Il Parlamento europeo è legislatore, per giunta legislatore di norme delicatissime in materia di salute, di ambiente, di industria, di svolte verdi, di sanità. Decisioni che ci toccano da vicino. Ogni vestito che noi portiamo ha un'etichetta con indicazioni sopra che dipendono da normative europee, quello che mangiamo sta scritto sulle confezioni, è tutto disciplinato dalle normative europee, senza la politica agricola comune non ci sarebbe agricoltura in Europa. Quindi il Parlamento europeo prende decisioni importanti ma esprime con una sua maggioranza politica un governo politico dell'Unione europea? No. Darà un voto di investitura all'insieme dei commissari designati dagli Stati, quindi a tutta la compagine della Commissione. I nomi di chi farà parte della Commissione - che è l'Esecutivo dell'Unione Europea - usciranno appunto dai governi nazionali e saranno di fatto dello stesso colore politico. Quindi in realtà il Parlamento europeo con tutti i suoi importanti compiti legislativi non esprime come avviene normalmente in democrazia il Governo dell'Unione Europea. Inoltre il ruolo legislativo del Parlamento europeo è amputato di alcune decisioni delicate che il Consiglio e dunque gli Stati hanno tenuto per sé e che sono la politica tributaria, bilancio, difesa, politica estera. E scusate se è poco.
La Commissione è l'Esecutivo. Peccato che in due materie super delicate come la politica estera e la politica di difesa sia completamente tagliata fuori. Queste due materie, sono riservate al Consiglio che rappresenta gli Stati. Poi, la Commissione ha anche dei compiti di autorità di garanzia che normalmente a livello nazionale sono affidate a delle agenzie indipendenti, come l'Autorità antitrust o la Consob. La Commissione, inoltre, è l'unica istituzione che può fare proposte legislative (mentre il Parlamento non può).
In sostanza, abbiamo un Parlamento che rappresenta i cittadini e abbiamo il Consiglio che rappresenta gli Stati. Ma il Consiglio è legislatore, con il Parlamento ma in alcuni casi da solo. Il Consiglio però è anche esecutivo. Per cui materie di politica estera e politica di difesa sono riservate al Consiglio.
PER UNA SVOLTA COSTITUENTE
In conclusione, questa Unione europea è una sorta di complesso coacervo con caratteristiche indubbiamente democratiche ma incomplete. Vi è ancora un ruolo molto preponderante degli Stati rispetto alle istituzioni comunitarie. Non è né la federazione a cui pensavano De Gasperi e Adenauer: ne ha qualche carattere, ma non lo è nell'architettura funzionale. Non è neanche una confederazione, che ha qualche competenza in materia di esteri e difesa.
Ma allora chiediamo davvero che ci sia una svolta, una svolta costituente, una svolta che porti l'Unione Europea, che è l'unica dimensione che può ancora pesare nel mondo a mettere al centro la questione costituzionale . Poi sceglierà la federazione o no. Andiamo a un modello collaudato conosciuto, non rimaniamo in questo sistema che blocca ogni cosa e rischia di non portarci da nessuna parte.