Trimestrale di cultura civile

Nuova Atlantide n. 13 - Dicembre 2024

Indagine sulla paura del nostro tempo

Da che mondo è mondo, l'uomo è vulnerabile, ed è cosciente di esserlo. Per questo è "normale" che in date circostanze provi paura. Ma nell'epoca attuale sembra che la paura sia, per così dire, sfuggita di mano, esondata, essere diventata come mai così pervasiva al punto che "possiamo indicarla come una sorta di erosione interna al soggetto/persona, prodotta da un suo cedimento strutturale... un io impaurito oltre misura, slegato dalle relazioni, sospettoso e in fondo ostile a se stesso e quindi sulla difensiva rispetto agli altri" (Enzo ManesLa bolla della paura, "anteprima" di questo numero 13 di Nuova Atlantide, p. 10).

UNA NUOVA NORMALITÀ

La prima sezione della rivista, "Scenari", esamina la forma specifica della paura nella nostra epoca. Il saggio di Cornaggia e Peroni parte dalla considerazione che "certamente oggi siamo dinanzi a un dilagare di fenomeni psichici, in forma di ansia, attacchi di panico, espressioni depressive, suicidi o tentati suicidi, anomalie della condotta, dipendenze, esperienze di disadattamento o di abbandoni scolastici, e così via... nell’osservare questi fenomeni, peraltro molto variegati, non vi è un discostamento da una considerabile “norma”, anzi i fenomeni che oggi osserviamo sembrano divenire essi stessi la norma”. Il nodo centrale: la crisi dell'io.

La paura è spesso sovrapponibile, almeno in parte, alla paranoia: "Mentre i trattati di psichiatria dicono che i disturbi mentali collettivi appartengono a secoli lontani e non alla modernità, in realtà invece la nostra è un’epoca in cui è particolarmente agevole una versione persecutoria di quella che Jung ha chiamato ‘infezione psichica collettiva’. È infatti facilitata dai mezzi di comunicazione e dalla semplicità con cui, a differenza di altri disturbi mentali, il messaggio paranoico può esser diffuso dai leader, come contagio mentale dall’alto in basso”. È un passaggio dell'intervista a Luigi Zoja, realizzata da Paolo Vites.

Giovannini esamina un'altra nuova dimensione della paura, che definisce "eco-ansia" e che risulta essere molto diffusa tra i giovani: un'ulteriore provocazione che gli Stati dovrebbero raccogliere impostando efficaci politiche rispetto al cambiamento climatico.

Altro grande campo cruciale quando si parla di paure e di ansia è certamente il digitale: un uso non consapevole e critico di questa tecnologia sta diffondendo molto malessere psichico. L'iniziativa del "Liceo digitale" di Roma è nata per rispondere positivamente a questa sfida. Ne parla Danila Aprea. 

L'IO SOLITARIO E L'IO RELAZIONALE

Nella paura c'è anche, a volte, un'opportunità. Per Robert Peckam, intervistato da Martina Saltamacchia, la paura sconvolge lo status quo e scuote le certezze e riesce così, in alcuni casi, ad aprire nuove possibilità. Torna sul tema iniziale della crisi dell'io la rilettura che Carlo Dignola fa di Alasdair MacIntyre, il quale propone il rilancio di un io relazionale, che si apre all'incontro con il prossimo ed evita la trappola dell'essere solo, isolato e impaurito.

La seconda parte della rivista, "Lo stato delle cose", indaga sulla situazione esistenziale dei giovani (Nicholas Dirks), sulle cause sociali di un quotidiano, in Europa e nell'Occidente, sempre più inquietante (Abbruzzese); Gianluigi Da Rold, rileggendo La folla solitaria di David Riesman, constata che un io in crisi, impaurito e solitario, è sempre più eterodiretto dal potere, e affaccia il suggerimento della cultura sussidiaria come ipotesi di risposta.

L'indagine sulla paura prosegue approfondendo soprattutto la condizione giovanile, caratterizzata oggi da una preoccupante incertezza (Fadigati), così come preoccupante è la diffusione della "polidipendenza" trasversale alle classi sociali (Farneti).

FILM, MUSICA, FUMETTI

I "focus" della parte finale sono sui "grandi" imprenditori e gli aiuti di Stato, nel caso Stellantis (Coltorti), sul cinema (Antonio Autieri), la musica rock (Vites), il fumetto (Dell'Otto). E sul carcere, anzi sul condannato nel braccio della morte (testimonianza del cappellano Dustin Feddon).

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