Guerre e scomposizione dell’ordine mondiale. L’avvento del decisionismo “brutalista” e l’insofferenza per i contrappesi. Potere digitale e potere politico. Per una nuova pedagogia della democrazia
«Crisi della democrazia ed espansione delle autocrazie» è il tema svolto da Luciano Violante nella sua Lectio introduttiva alla settima edizione della Scuola di Formazione Politica “Conoscere per decidere”, dedicata quest’anno ad approfondire «I rischi della democrazia e le lezioni del passato»
Violante ha posto l’accento sulla rapida mutazione dello scenario mondiale: “Ci troviamo in situazioni molto diverse rispetto a quella di un anno fa o di sei mesi fa. E quindi bisogna considerare bene che cosa sta succedendo attorno a noi”. Una ricognizione che identifica “nove concetti per capire lo stato attuale delle democrazie”:
1. Guerra
2. Confini
3. Democrazia brutalista
4. Insofferenza per i contrappesi
5. Poteri da separare
6. Nuove intermediazioni
7. Libertà cognitiva
8. Cittadini democratici
9. Per una pedagogia della democrazia
Ecco una sintesi degli argomenti trattati (appunti non rivisto dall’autore).
1. GUERRA
Dalla fine della Seconda guerra mondiale fino all’11 settembre 2001 (attacco alle Torri Gemelle) si era affermata l’illusione che il mondo fosse in pace. Pace non c’era, in realtà: pensiamo alle guerre in Medio Oriente, Corea, Vietnam, Iran-Iraq, Balcani, le due guerre del Golfo, l’Afghanistan. Oggi sono in atto nel mondo 59 guerre. Si spende più per la difesa che per altro, cosa che fa aumentare le diseguaglianze. Il ministro dell’istruzione della Lituania ha detto recentemente che, se non c’è la difesa non c’è neanche l’istruzione... In realtà i vari sistemi di difesa non dialogano tra loro e questo è tanto più grave in quanto oggi la sicurezza deve confrontarsi con un atteggiamento anti-occidentale sempre più forte: i Paesi del Brics superano i Paesi occidentali in tanti indicatori fondamentali. Ad esempio, essi rappresentano il 57% del Pil globale, contro il 41% dell’occidente.
2. CONFINI
Per la prima volta si sta ponendo il problema dei confini: alcuni stati tendono ad andare di là dei loro confini storici. Ad esempio, tanto da parte di Netanyahu quanto da parte di Trump, che vuole Groenlandia e Panama. Tutto questo, quando si discute dei confini, vuol dire che si sta scomponendo l'ordine mondiale.
E le democrazie, quando l'ordine mondiale è scomposto, vivono condizioni di difficoltà, perché nel quadro globale tendono a formarsi le autocrazie piuttosto che le democrazie.
C'è un altro confine che accenno soltanto determinato dalla tecnologia ed è un confine moderno, il rapporto tra il digitale e l'uomo. Fino a che punto il digitale condiziona la nostra vita è dove si trova il punto di separazione tra la libertà umana e digitale.
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3. DEMOCRAZIA BRUTALISTA
Il termine democrazia brutalista è un’analogia con l’architettura brutalista, nata negli anni 50 del Novecento, caratterizzata dall’ostentazione del vigore, dalla esibita rudezza del cemento a vista. Esattamente quel vigore che Trump utilizza quando vuole evacuare Gaza per farne una Costa Azzurra del Medio Oriente, impone un nuovo nome al Golfo del Messico e non fa salire sull’aereo presidenziale i giornalisti dell’Associated Press perché non lo riconoscono, chiede a Zelensky le terre rare in cambio del sostegno, abolisce lo ius soli, chiude le agenzie federali di aiuto umanitario, impone che le donne trans siano rinchiuse nei carceri maschili, licenzia gli impiegati federali salvo accorgersi di aver licenziato 300 addetti alla sorveglianza degli impianti nucleari e quindi li riassume.
Trump stabilisce rapporti privilegiati con Russia e Cina: l’Europa, che è una liberal democrazia, non rientra nel suo quadro di rapporti privilegiati.
Oggi Trump ha vinto, perché il paradigma di oggi è la velocità delle decisioni. Per questo occorre un nuovo piano per i valori democratici delle libere democrazie.
4. INSOFFERENZA PER I CONTRAPPESI
“Chi fa il bene del proprio Paese non viola alcuna legge” dice Trump. La frase di Trump è pericolosissima: indica in sostanza l’intenzione di eliminare ogni forma di controllo, di contrappeso. Ma la democrazia si regge proprio sui contrappesi, come la magistratura e le corti supreme che vigilano sul potere politico.
5. SEPARAZIONE DEI POTERI
Uno dei passi avanti che ha fatto la democrazia è quando si è decisa non solo la separazione tra potere giudiziario, legislativo ed esecutivo, ma anche la separazione tra potere finanziario e potere politico e quindi si sono stabilite regole per il finanziamento della politica.
Più avanti si è constatata l’influenza dei mass media e si è stabilita una separazione tra potere della comunicazione e potere politico.
Il problema adesso riguarda il potere digitale. La questione è che, se il potere politico toglie le regole e consente al potere digitale di fare quello che vuole, il potere digitale poi funziona per orientare l'opinione pubblica a favore di chi ha tolto le regole e contro i suoi avversari. Quindi la separazione tra potere digitale e potere politico diventa oggi un punto essenziale della tenuta della democrazia.
6. NUOVE INTERMEDIAZIONI
È in corso una reintermediazione. Decaduto il ruolo dei tradizionali corpi intermedi, (chiesa, partiti, sindacati, ecc.) i nuovi mediatori sono Microsoft, Google, sono le piattaforme che orientano la nostra vita quotidiana in misura maggiore rispetto ai mediatori tradizionali, sono i social a cui diamo i nostri dati personali. Se ce lo chiedesse lo Stato di farlo la gente scenderebbe per strada. Ci dicono quali amici frequentare, cosa consumare, cosa comprare. Occorre una pedagogia del digitale.
Recentemente è stata inserita una capsula digitale nel cervello di un paraplegico cosa che lo ha aiutato a riprendere l’uso degli arti. Dopo questo successo è stato chiesto il permesso in Cile di inserirla anche in una persona normale, cosa che la Corte cilena ha rifiutato. È ovvio che si tratta di un tentativo di influenzare le opinioni pubbliche facendo loro pensare quello che si vuole.
Perciò la libertà cognitiva è un bene che dobbiamo difendere. Dobbiamo difendere il diritto di non farsi influenzare, di non farsi condizionare nella nostra attività.
Questo non è un tema da poco. La Cina ha investito nel 2024 ben 85 milioni di dollari per la ricerca per la guerra cognitiva. Cioè, perché, sostanzialmente, si possa condizionare l'opinione pubblica dei paesi ritenuti nemici.
8. CITTADINI DEMOCRATICI
Per una democrazia contano certamente le classi dirigenti, ma la democrazia è impossibile se poi non ci sono cittadini democratici che si comportano in modo adeguato. La Costituzione determina quella che io credo che si possa chiamare una nuova antropologia politica nazionale. In particolare, mi riferisco agli articoli 4 e 54. L'articolo 4 dice che ogni cittadino non deve essere indifferente, ha il dovere di rispondere secondo le sue possibilità e la sua scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Cioè, devi essere un cittadino attivo, partecipe.
L'articolo 54 stabilisce che i cittadini che hanno funzioni pubbliche devono eseguirle con disciplina e onore.
9. PER UNA PEDAGOGIA DELLA DEMOCRAZIA
La democrazia è frutto dello spirito di sacrificio. Oggi assistiamo a un indebolimento della democrazia e a un’era di ingiustizia sociale. Il rispetto è essenziale per una nuova pedagogia della democrazia, è necessario trasmettere i valori della democrazia. Curiamoci della democrazia, essa vive sei i cittadini la curano, ma oggi deve anche essere efficiente e veloce.
Oggi le regole parlamentari che abbiamo non rendono la democrazia né efficiente né veloce, perciò bisogna modificarle, non per scavalcarle, ma per avere la possibilità di competere con altri paesi, con le autocrazie, dove purtroppo, comanda uno solo.
Ma tutte queste cose vanno curate e vanno trasmesse come valori. Ci vuole una pedagogia della democrazia.
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Intervista di Giorgio Vittadini al Corriere della Sera
Il senso della Scuola di formazione politica 2025. Educazione della persona, corpi intermedi, bene comune sono la via d’uscita dalla crisi delle democrazie. A Milano cresce nei giovani la voglia di partecipazione
Dalla Costituente alle criticità attuali. La storia può offrire utili insegnamenti per affrontare le vecchie e nuove sfide. Lezioni di Stefano Folli, Massimo Franco, Riccardo Sessa, Nadia Urbinati, Luciano Violante, Lorenza Violini
Cinque giornate di lezioni e approfondimento. La prima il 17 febbraio, l'ultima il 6 aprile. Tra i docenti: Lucio Caracciolo, Marta Dassù, Enzo Moavero Milanesi, Luciano Violante, Ignazio Visco. Larga partecipazione in presenza e in collegamento video in diretta con nove hub in tutta Italia
“Conoscere per decidere”, al via la quinta edizione
Tema: “Ma che cosa è la politica oggi?”. Democrazia, Europa, Guerra e Pace nel XXI secolo. Lezione introduttiva a marzo, tre giornate di lavoro in aprile e maggio
Scuola di formazione politica, quarta edizione (2022)
Aperte le iscrizioni. Il ciclo di cinque lezioni è rivolto a chi esercita una responsabilità in ambito politico, imprenditoriale, amministrativo o accademico, ed è pensato in particolare per i giovani. Inaugurazione il 7 marzo con Carlo Carboni, Paola Severino, Luciano Violante, Giorgio Vittadini e Alberto Jannuzzelli